martedì 29 luglio 2008

Nota a margine....

L'unica cosa interessante del noioso pomeriggio lametino, è stata la seguente.
Un assessore regionale si avvicina a De Sena mostrandogli un foglietto e bisbigliando qualcosa.
Sono seduto proprio dietro l'ex prefetto per cui non posso fare a meno di notare cosa ci fosse scritto: il nome di una persona (F.M.), la data di nascita, il titolo di un concorso nelle forze dell'ordine, la data delle prossime prove (scritte, fisiche e psicoattitudinali).
Immagino il contenuto della conversazione e noto che De Sena fa chiaramente capire di non poter far nulla.
Il tutto dura un paio di minuti.
Nel frattempo, si sta apporvando lo statuto del Pd calabrese.
Non c'è alcun riferimento alla meritocrazia nell'articolo 1, quello dei valori e degli ideali: hanno forse immaginato che non fosse il caso...
Un accenno lo fa solo l'art. 26 sul dovere degli eletti:

"4. Gli eletti si impegnano a seguire criteri di trasparenza, competenza, merito
e comprovata capacità, per la nomina di organi tecnici o amministrativi, di
presidenze di Enti o di membri di consigli di amministrazione, di consulenti e
professionisti e di ogni altra carica politico-istituzionale. Essi devono inoltre
richiedere che all’intera procedura di selezione sia data la massima
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da Il Quotidiano del 29 luglio

L'incontro lamentino del Partito democratico inizia con il commiato dell'ormai ex presidente Doris Lo Moro: «Con l'approvazione dello statuto, l'assemblea costituente torna ad essere regionale. Ho lavorato con impegno ed entusiasmo anche nei momenti più difficili. Non sono disponibile ad un'altra candidatura sia per gli impegni parlamentari, sia perché ritengo di aver portato a termine il mio compito. Ringrazio tutti, anche quelli che mi hanno contestato». L'assemblea risponde con un applauso. Si passa, quindi, alla relazione di Nicodemo Oliverio, presidente della commissione che si è occupata della carta del Pd calabrese: «Immaginiamo un partito vicino alla società civile e che prefiguri, già al suo interno, l'ideale che vorremmo realizzare. Lo statuto si snoda in 45 articoli e 9 capi ed è uno dei primi tre approvati in Italia. Abbiamo pensato ad una casa comune, ospitale, aperta a tutti e rispettosa delle identità. Un luogo di condivisione per radicare il partito nel territorio. Una forza agile ma anche puntigliosa nel sostenere il "chi siamo". Un partito rispettoso della legalità, che ripudi ogni forma di criminalità e persegua l'obiettivo di rendere più trasparente l'azione pubblica». Tra i punti salienti, la conferma dell'assemblea regionale composta da 180 elementi coadiuvata da una direzione di 50 persone; la figura del segretario regionale che può essere eletto per massimo due mandati; le cariche politiche che non possono andare oltre le tre legislature; una conferenza permanente delle donne democratiche, la previsione di forum di discussione e organi di rappresentanza dei giovani. Oliverio ricorda, poi, «le primarie come metodo di selezione della classe dirigente per dare la possibilità a tutti i cittadini elettori di poter scegliere». «Crediamo in un Pd ispirato ai principi democratici della cultura socialista che ripudia ogni forma di discriminazione ma anche alla cultura cattolica che ha la persona al centro dell'azione politica. Non siamo un movimento, un'associazione qualunque o una lobby - conclude - ma un vero e proprio partito nato per innovare, per dare risposte concrete, per fornire gli strumenti atti a governare». Si apre il dibattito, in realtà povero d'interventi. Il primo a parlare è Roberto Castagna: «Avrei preferito più elementi di rottura, soprattutto per la selezione della classe dirigente. Stiamo attenti perché c'è una società civile che preme e attende segnali di cambiamento, soprattutto quello 388 mila famiglie che vivono in condizioni di povertà. Il giudizio complessivo è sufficiente, lo voterò ma non è sicuramente uno statuto rivoluzionario. La sconfitta di Vendola, inoltre, è un problema in più che non possiamo trascurare. Dobbiamo riaprire il confronto con i compagni della Sinistra democratica e affrontare il nodo dei socialisti, ancora forti in una società disgregata come quella calabrese». Mario Muzzì fa notare alcuni refusi e dimenticanze nel testo, invita a non creare organismi speciali per donne e giovani, chiede solidarietà per Ottavio Bruni, «perché non tutti hanno il coraggio di dare le proprie dimissioni in situazioni del genere». Segue un timido applauso. A ravvivare il pomeriggio ci pensa Sandro Principe, le cui osservazioni fanno promettere a Minniti e Oliverio un miglioramento del testo in sede di coordinamento formale: «Un partito serio si costruisce anche rispettandole regole. Invito Doris a non considerare il mio dire in termini sbagliati: lo statuto dice che dopo il voto di stasera l'assemblea è nella pienezza dei suoi poteri così come il segretario e la direzione ma da quello che si legge sui giornali sembra non sia così». Principe ritiene la carta «un ottimo testo ma senza esagerare con le presentazioni: eccetto quella avvenuta negli Stati uniti d'America, le rivoluzioni sono sempre fallite».Quindi gli appunti sullo statuto: «un eccesso di democrazia diventa un eccesso formale; noi avremmo bisogno di riprendere il contatto con la gente dando spazio alla sostanza. Ad esempio, penso che tre legislature per le cariche politiche siano troppe. Inoltre, rischiamo di cadere sulle deroghe: se l'assemblea fa una proposta e poi decide la direzione si crea un vulnus giuridico e politico. Dovrebbe, invece, essere esattamente il contrario». Ultimo intervento per Piero Minutolo: «Non ho condiviso parti dello statuto e pur chiedendo la votazione di alcuni emendamenti, mi è stato riposto che v'è uno spirito unitario da rispettare e si può soprassedere. Ma se vogliamo davvero costruire un partito nuovo, dobbiamo attenerci a comportamenti trasparenti e di onestà». «Lo statuto è un atto fondamentale - prosegue - ma se è un pezzo di carta che chiunque può disattendere, non diamo sostanza alla vita interna del nostro partito». «Dovevamo elaborare una carta valida non per tutti i partiti ma solo per il Pd, con regole originali e non comuni: è un errore la preferenza unica nelle primarie perché ha cancellato il voto di opinione e consolida i gruppi organizzati all'interno del partito; sono un errore le primarie aperte a tutti indistintamente perché siamo in Calabria e ciò può comportare dei rischi. Mi asterrò», dichiara Minutolo. Si passa, quindi, ai chiarimenti e alla votazione finale: poco dopo le 18, il Pd calabrese ha il suo statuto.

venerdì 25 luglio 2008

Nuova stazione metano a Catanzaro

Il progetto è ambizioso: grazie alla collaborazione tra Regione Calabria, Amministrazione comunale e Amc S.p.A., la società per la mobilità cittadina si doterà di nuovi autobus e di una stazione di rifornimento a metano. Il Piano di fattibilità è stato presentato presso la sala Concerti del Comune dal neopresidente dell’Amc, Franco Romeo, coadiuvato, nell’occasione, dal direttore generale dell’azienda, Ernesto Gigliotti. Presenti anche l'ingegnere Velio Bellini e l'architetto Fabio Rossi, rispettivamente amministratore delegato e consulente della Na-Met S.p.A., la società che ha collaborato alla stesura del progetto. «L’acquisto di nuovi mezzi e la realizzazione della stazione presso il vecchio deposito dell’Amc di via Lucrezia della Valle – ha esordito Romeo – rappresentano la nostra idea di miglioramento del servizio pubblico. È previsto l'acquisto di 8 autobus di medie dimensioni e di altri 10 più piccoli che garantiranno, a partire dal 2009, un maggior numero di collegamenti tra il parcheggio del Musofalo e i punti nevralgici della città come l’Ospedale, il Tribunale, gli uffici pubblici e il centro storico». «Quindi, modernizzazione dell'esistente e nuova offerta di servizi - ha aggiunto Romeo - tenendo in gran considerazione le esigenze ambientali: col metano ridurremo l’inquinamento, abbatteremo i costi per il carburante e possiamo, persino, ipotizzare un incremento dei ricavi per la società». Il progetto è stato illustrato, attraverso la proiezione di slide, dal dottor Bellini e dall’architetto Rossi. Il piano di fattibilità prevede la realizzazione della nuova stazione di rifornimento attraverso due o più fasi, in modo da graduare l’impatto finanziario dell’opera. Un primo lotto potrà essere terminato, in caso di inizio dei lavori a settembre, nel mese di febbraio 2009 con l’installazione di un distributore presso l’area deposito dell’Amc: la Snam Rete Gas, il principale operatore italiano per il trasporto e dispacciamento di gas naturale, fornirà il metano necessario. Si procederà, in seguito, all’acquisto dei 18 autobus e all’appalto del secondo lotto, con la trasformazione dell’attuale area di via Lucrezia della Valle nella vera e propria stazione di rifornimento: postazioni interne per l’erogazione di metano, uno spazio adiacente la strada per rifornire i mezzi in transito, un chiosco, locali per gli impianti tecnici e, in futuro, la possibilità di pensiline dotate di pannelli fotovoltaici. Se i lavori appena descritti saranno assegnati entro il prossimo mese di marzo, la stazione potrebbe essere operativa già per l’ottobre 2009. «I benefici sono innanzitutto economici - ha spiegato Bellini - perché i nuovi mezzi per il trasporto pubblico consumeranno circa nove centesimi a chilometro, molto meno rispetto al gasolio; inoltre, sono autobus la cui durata media è di 12 anni ma che si ripagano già in 4, con un ulteriore risparmio per le casse dell’Amc». Ancora più interessanti i vantaggi di natura ambientale: «ogni milione di chilometri percorsi, abbiamo ipotizzato una riduzione complessiva di circa 50 tonnellate di emissioni nocive tra gas e nanoparticelle; 40 passaggi in meno di autocisterne in città e un 50% in meno di rumorosità: tutto a vantaggio della comunità» ha aggiunto l’amministratore delegato della Na-Met S.p.A. Precisati anche i costi della prima fase dell’intervento, pari a circa 1,1 milione di euro, con un impegno finanziario suddiviso tra la Regione Calabria, per una quota pari al 75%, e l’Amministrazione comunale, per il restante 25%. In rappresentanza del sindaco, assente per motivi istituzionali, il portavoce Vittorio Todaro: « risolti i problemi dell’Amc, ci stiamo concentrando sulla fase progettuale: la strada intrapresa è strategica perché non solo ammoderniamo il parco autobus cittadino ma diamo un decisivo impulso alla tutela del territorio».

lunedì 21 luglio 2008

Dall'Udc verso il Pdl

Da Il Quotidiano del 21 luglio 2008

È ai ferri corti con una parte dell’Udc per aver deciso di sostenere al ballottaggio Wanda Ferro. Una scelta che si concretizzerà nei prossimi giorni con l’abbandono del partito di Casini («manca solo l’ufficialità») ma che, probabilmente, gli ha fatto guadagnare l’importante incarico di vicepresidente della Provincia di Catanzaro.

Emilio Verrengia, la Sua nuova nomina è legata all’impegno profuso per la presidente Ferro?

«Reputo la nomina un riconoscimento alla coerenza avuta negli ultimi anni prima come amministratore comunale e poi provinciale. In qualità di capogruppo dell’Udc, sono sempre stato molto vicino all’ex presidente Michele Traversa, tant’è che dopo la matematica certezza della mie elezione, ho scelto di seguire la strada percorsa in precedenza: una precisa scelta di campo a favore del centrodestra».

Cosa l’ha spinta a prendere una decisione del genere?


«Non ho capito perché in regioni come la Sicilia o il Trentino, il partito si è alleato col Pdl mentre in Calabria abbiamo lasciato libertà di voto ai nostri elettori. Eppure, fino a ieri abbiamo condiviso le scelte amministrative con gli ex alleati. Ora, invece, stiamo finalmente scoprendo la linea ufficiale dell’Udc, di sostegno al centrosinistra: una decisione che non mi si addice e che assolutamente non condivido».

Quale, allora, il suo futuro?

«All’interno dell’Udc non vedo alcun futuro ma solo confusione. Mi spiace perché provengo dall’esperienza cattolica, prima alla Dc poi alla Cdu e infine all’Udc. Casini ha imboccato la strada che porta alla sinistra e non tutti sono d’accordo. Per quanto mi riguarda, mi sento legato a un progetto, come quello di Berlusconi, per la realizzazione di un polo di centro moderato; non a caso, la maggior parte dei dirigenti del Pdl proviene proprio dalla Democrazia cristiana».

Ho letto che per Lei le priorità sono la sicurezza, le problematiche giovanili e la famiglia…

«È uno dei motivi per cui ho scelto di appoggiare Wanda Ferro: temi sentiti sia a livello nazionale sia a livello locale, soprattutto nel collegio in cui sono stato eletto».

Candidato nel collegio Corvo, Aranceto, Pistoia e Fortuna: uno dei più caldi della città…

«Una zona non facile e piuttosto problematica a livello sociale. Sicurezza non significa solo prevenzione e repressione ma anche permettere una crescita socio culturale alle famiglie che vi abitano. Purtroppo, mentre con l’amministrazione Abramo si era tanto lavorato in tal senso, con opere di logistica, realizzazione di aree verdi e di centri sociali, con Olivo abbiamo avuto una battuta d’arresto».

Cosa fare di più?

«Innanzitutto, avviare progetti per far sentire di meno il degrado sociale. Mentre al Corvo, che è un quartiere residenziale, esistono quantomeno strutture come il palazzetto, la chiesa e le scuole, all’Aranceto o a Pistoia si vive come in un ghetto. Mi ripeto, ma i progetti iniziati con la giunta Abramo non hanno avuto seguito: penso alle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, alle nuove strade, alle piazze, o all’Istituto superiore di polizia penitenziaria che avrebbe garantito una presenza importante dello stato nel territorio; sarebbe stato un presidio non solo legale ma anche culturale perché era prevista anche una biblioteca per i ragazzi della zona».

Lei scrive di far politica da 23 anni: come spiega una situazione che sembra continuare a peggiorare?


«Catanzaro aveva avuto un periodo di riscatto culturale; oggi si assiste ad un ritorno al passato in senso negativo. Realizzavamo spettacoli che attiravano flotte di turisti; siamo riusciti a far conoscere le nostre realtà poco conosciute e che ci invidia tutta Italia. Ora gli appuntamenti culturali in città si contano sulle dita di una mano».

Polemica col consigliere Riccio: vista la situazione di Catanzaro, non occorrerebbe maggiore collaborazione?


«Aldilà delle collocazioni di maggioranza e minoranza, sono favorevole, in caso di necessità e sulle grandi tematiche, a parlare con una sola lingua. Da parte di alcuni movimenti, come Catanzaro nel cuore, c’è però ostilità, prese di posizioni che non hanno nulla a che fare con la politica ma finiscono con l’essere solo dichiarazioni personali. Li invito a un dibattito politico per la crescita e lo sviluppo della nostra città. Il capoluogo non può permettersi di restare chiuso all’interno del proprio perimetro, deve guardare a Lamezia terme, a Soverato, alla Sila. Arroccarsi nel cuore di Catanzaro non accresce le possibilità di sviluppo della città».

Indichi le priorità dell’amministrazione provinciale.

«La Provincia ha un ruolo importantissimo per lo sviluppo del territorio. Giorni fa è stato approvato il Ptcp (Piano territoriale di coordinamento provinciale) e collaboreremo con tutte le amministrazioni comunali e con gli enti sociali ed economici della Provincia. Si tratta di un piano di sviluppo urbanistico che terrà conto delle caratteristiche e delle specificità delle città e dei paesi del catanzarese. Inoltre, dobbiamo agire sulle infrastrutture per far definitivamente decollare l’asse Catanzaro – Lamezia Terme: la cosiddetta line ferrata veloce non può fermarsi a Settingiano ma deve proseguire fino alla città della piana e all’aeroporto; la zona di Germaneto, poi, non è un circuito chiuso col capoluogo ma lavoreremo per far sì che si espanda verso il mare e la montagna. Importante, comunque, che i vari enti tornino a colloquiare tra loro».

Cosa prevede per la Giunta Ferro?

«Sono ottimista perché stiamo proseguendo il lavoro di Michele Traversa. Aggiungo, però, che vogliamo mettere da parte tanti inutili campanilismi per cui mi sorprendo quando vedo i miei ex amici di partito stringere alleanze col movimento di Grandinetti. Mentre si discute di come ridurre gli enti intermedi, si crede ancora nella costruzione di nuove province. Bisogna fare come la Ferro: dare la stessa importanza a Catanzaro e Lamezia parlando di un ambito territoriale unico, forte, che possa far decollare il centro della Calabria».

Note a margine....

...sulla festa del lavoro organizzata dalla Cgil catanzarese.
Ci sono stato di sabato.
Non c'era tantissima, ma nenache pochissima, gente.
Il vento, invece, c'era, eccome....
Qualche stand (mi pare 3 o 4) e il tendone per il convegno.
Curioso: il sindaco di Cosenza, Perugini, Pd, seduto all'estrema destra del moderatore;
Wanda Ferro, presidente della provincia di Catanzaro, An nel Pdl, seduta all'estrema sinistra...
Mentre parlava Liliana Frascà, Vera Lamonica scuoteva la testa; quando parlava Vera Lamonica, era Liliana Frascà a scuotere la testa; ogni volta.
Per la serie vogliamoci bene....
Ho ascoltato Alfredo Iorno mentre parlava con le "guardie" provinciali del parco: bisognava spostare la macchina di Perugini, l'unica all'interno.
Iorno: "Ma è la macchina del sindaco di Cosenza, se da fastidio la spostiamo..."
Della serie: ma cosa c'entra? il fatto che sia il sindaco di Cosenza, e quindi un amministratore, non è un motivo in più per far rispettare i divieti???
Buono il panino con la salsiccia.

Festa del lavoro al parco della biodiversità......

La seconda giornata della Festa del lavoro, organizzata dalla Cgil catanzarese al parco della biodiversità, ha regalato un dibattito ricco di spunti dal titolo “Federalismo: quali risorse per la Calabria?” al quale hanno partecipato Vera Lamonica, di fresca nomina al Comitato direttivo nazionale della Cgil, l’assessore regionale Liliana Frascà, il presidente della provincia di Catanzaro, Wanda Ferro e il sindaco di Cosenza, Salvatore Perugini. Al direttore dell’Ansa Calabria, Filippo Veltri, è toccato il compito di moderare la discussione «su un tema di stringente attualità anche per l’accelerazione impressa negli ultimi giorni dal Governo di Roma per definirne l’impianto normativo». Il primo ad intervenire è stato il sindaco di Cosenza, il quale ha spiegato che «per federalismo fiscale si deve intendere un meccanismo per cui le risorse del nostro paese si trasferiscono ai vari enti locali per garantire migliori servizi ai cittadini. Attraverso un fondo perequativo si mantiene l’equilibrio tra le varie aree territoriali le cui economie sono profondamente diversificate». «Dobbiamo, però, fare i conti con le decisioni governative che hanno tagliato risorse ai comuni per circa 3 miliardi di euro nonostante le politiche virtuose messe in atto dalle amministrazioni locali negli ultimi tempio» ha proseguito Perugini. Wanda Ferro ha ricordato la protesta di tanti enti locali calabresi per il mancato finanziamento alle infrastrutture della regione, «a dimostrazione che, al di là delle appartenenze politiche, sosteniamo un federalismo delle funzioni che non danneggi il nostro territorio: abbiamo ricevuto garanzie sulla copertura finanziaria, che prima - è bene ricordarlo - non c’era». Non manca la battuta sul trasferimento di deleghe dalla Regione alle Province: «Dal 2002, chiunque abbia governato, le promesse non sono state mantenute; abbiamo ricevuto personale, faldoni, fitti ma non le risorse economiche, senza le quali non possiamo muoverci. La Regione Calabria dovrebbe esser virtuosa e sperimentare il federalismo locale». «Siamo in una fase in cui discutere in Calabria è necessario, i nostri amici del nord quando devono tutelate gli interessi dei propri cittadini camminano insieme, senza differenze di sorta; dobbiamo essere non furbi ma più intelligenti» è stato il pensiero di Liliana Frascà. Per l’assessore regionale occorre prendere atto che «federalismo e giustizia sono riforme ineludibili: se non prepariamo una proposta, rischiamo di vivere in un paese in cui le regioni del nord avranno risorse economiche mai paragonabili a quelle del sud; e la conseguenza sarà non riuscire a tutelare quelle persone che riescono a vivere solo grazie ai servizi minimi garantiti dagli enti locali». Il primo giro di interventi è stato concluso da Vera Lamonica secondo la quale «come forze della Sinistra, del mondo del lavoro, dell’opposizione, dobbiamo metterci d’accordo su un punto: il federalismo è una occasione di innovazione e di sviluppo da cogliere, oppure rappresenta quella sorta di sindacalismo territoriale per cui chi produce le risorse se le tiene e le utilizza come meglio crede»? Per il segretario della Cgil calabrese, la soluzione è «scendere in campo con una propria proposta che si basi su alcuni concetti base: innanzitutto perequazione, perché la Repubblica è una e indivisibile e la sola in grado di garantire i diritti fondamentali di tutti, da Bolzano a Palermo; poi, decide lo stato, per non far passare l’idea che una parte del paese concede l’elemosina all’altra; infine, pari dignità tra tutti gli enti locali, non solo fra Governo e regioni». Nella seconda parte del dibattito si è discusso delle possibili soluzioni per la Calabria. Ha ripreso Perugini, favorevole al federalismo «purché si dia attuazione al titolo V della Costituzione. Tante risorse economiche sono state sprecate se non restituite o spese male: scegliamo una classe dirigente nuova e capace di cambiare». Per Wanda Ferro «l’unico potere inarrestabile è quello del popolo: se sarà in grado di chiedere alla politica comportamenti virtuosi e di alzare la testa, si può cambiare il corso delle cose». Liliana Frascà ha parlato «di responsabilità non solo della politica, ma dell’intera opinione pubblica calabrese: mentre si preparano leggi o leggine che si perdono nei meandri della burocrazia regionale, l’associazionismo appare debole, manca la passione civile e la stampa non fa il suo dovere: dove sono le grandi inchieste?». In ultimo, Vera Lamonica: «Subiamo un deficit istituzionale in termini di qualità della classe dirigente meridionale. Dobbiamo chiederci: come si seleziona il personale politico? Qual è la natura e la funzione dei partiti in Calabria?»

giovedì 17 luglio 2008

Reggae al Kaya bar di Sellia Marina


Sabbia finissima e un mare incantevole fanno da cornice ad uno dei locali più gradevoli della costa ionica catanzarese. È il Kaya bar, il lido del villaggio Rivachiara di Sellia marina, che si presenta in una veste rinnovata grazie al sapiente lavoro dei nuovi gestori. «Avevamo voglia di creare uno spazio diverso e innovativo, dove ascoltare la musica che ci piace e condividerla non solo con gli amici ma anche con chi ha voglia di star bene in compagnia» racconta uno di loro, Roberto Galera. Già il nome è tutto un programma: «Kaya è il titolo di un album di Bob Marley e significa tranquillità, la sensazione che vogliamo trasmettere a chi viene a trovarci». Tra tavolini, divanetti e amache, è possibile gustare panini, gelati e frutta fresca, sorseggiare un buon cocktail o approfittare dell’aperitivo che ogni sera, dalle 18 alle 21, regala “varie prelibatezze”. «Senza dimenticare la musica – aggiunge Roberto – con serate di afro funk e tarantelle, nella buona tradizione mediterranea. La colonna sonora dell’estate sarà comunque il reggae grazie alla disponibilità di Docta P, il nostro “resident selecta”, che ci accompagnerà fino alla fine di agosto». Il punto forte del locale è proprio la programmazione di feste che vedranno protagonisti crew, sound e dj emergenti provenienti da tutta Italia. «Nonostante le poche risorse economiche e l'ingresso rigorosamente libero riusciremo a proporre nomi abbastanza noti del panorama reggae italiano tra cui Macro Marco, considerato uno dei più talentuosi in Europa, lo storico Sisma Sound, primi costruttori italiani di sound system, la giovanissima Mama Marja, poi Skoolbwoy da Firenze, Yaga Yaga da Roma, Torreggae da Napoli. - dice Docta P che aggiunge - Il tutto senza rinunciare ai nostri “prodotti locali” che tutti ci invidiano come Killacat, Gioman, Maddawg, Eman e Kuanito». Allora non resta che tuffarsi anima e corpo al Kaya bar di Sellia marina, dove ci aspetta una estate di relax, buona musica e sano divertimento.

sabato 12 luglio 2008

Pasquale Poerio "Terra e libertà. Itinerario di un riformista".



“Terra e libertà. Itinerario di un riformista” è il titolo del libro, edito da Rubettino, col quale Michele Drosi ha voluto ricordare la figura di Pasquale Poerio. La presentazione è avvenuta a Catanzaro, in una affollata sala consiliare, alla presenza dello stesso autore, del governatore Agazio Loiero, del sindaco Rosario Olivo, del deputato Nicodemo Oliverio, del presidente della Cia Calabria, Giuseppe Mangone e del direttore dell’Ansa, Filippo Veltri. Dopo una breve proiezione di fotografie che ha ripercorso le battaglie politiche e sindacali calabresi di cui Poerio è stato protagonista, Drosi ha spiegato come è nata l’idea dell’opera: «Parlando con Pasquale, insistevo sul fatto che sarebbe stato molto utile trasmettere alle nuove generazioni l’impegno politico profuso in tanti anni di militanza, se non altro per dare fiducia nel futuro. La morte accidentale, per una caduta durante una manifestazione della Cgil a Catanzaro, ha interrotto il progetto che ha ripreso vigore quando, nel suo studio, ho riscoperto scritti, saggi e discorsi parlamentari che ho trasferito nel libro». L’autore ripercorre, dunque, la vita del politico crotonese partendo dal momento in cui «dopo il nazifascismo, abbandona gli studi in Medicina per occuparsi degli ultimi. L’impegno si trasforma in numerosi incarichi sia locali, tra l’altro come consigliere comunale e provinciale, sia nazionali, come deputato e senatore. Sempre, però, avendo come bussola le esigenze dei lavoratori, dei contadini e dei più deboli». Dal testo emerge un uomo dedito alle relazioni umane, incapace di quella alterigia che spesso si lega al potere, ricordato sempre come il “compagno” Poerio. «La sua azione politica è di estrema attualità – ha proseguito Drosi – perché da Portella della Ginestra a Melissa, da Calabricata a Montescaglioso, Poerio individuò nella battaglia per la terra un punto imprescindibile per il rilancio della Calabria. In un periodo in cui la Sinistra cominciava a trascurare contadini e agricoltori, fu uno dei pochi a mantenere alta l’attenzione sui loro problemi; già allora ebbe formidabili intuizioni come lo stretto legame tra il dissesto idrogeologico e lo sviluppo rurale». Diversi aneddoti, poi, vengono raccontati da Drosi e dagli ospiti presenti. Ad esempio, nel libro c’è un passo del giornalista Marco Cesarini Sforza, che per la rivista Nord e sud, raccontò la sua esperienza in Calabria, nel crotonese in particolare, accompagnato da un giovanotto della Camera del lavoro, “un certo Poerio”: questi girava indefesso tra i boschi di olivo e i pascoli di bestiame, tutti marchiati con le iniziali del padrone, per organizzare i poveri contadini che per scarpe usavano pezzi di copertone. Ancora, Emanuele Macaluso, assente per problemi di salute, ne parla come esempio per rilanciare la questione meridionale e per affrontare con rinnovata consapevolezza la liberalizzazione dei mercati e le nuove politiche di sviluppo. Tra il pubblico c’è chi, invece, non può fare a meno di raccontare lo stretto rapporto tra Poerio e la moglie Rosamaria «che lo seguiva ovunque, come un’ombra» e che il primo baciamano della sua vita lo ha ricevuto proprio da «quel galantuomo di Pasquale». «Ho conosciuto Poerio nella bottega di mio padre – ha spiegato, a sua volta, Rosario Olivo – quando da vecchio comunista girava dappertutto proprio perché amava il contato umano. Ricordo un grande oratore, soprattutto nella storica piazza Grimaldi di Catanzaro, quella dei comizi; dimostrava capacità di ascolto e di confronto con tutti, rispettava l’avversario in un clima di pluralismo vero. Inoltre, parlava di riscatto del sud con un atteggiamento non piagnone o vittimistico ma fondato sul protagonismo delle persone». Per Mangone «Poerio ha combattuto con le idee e ha anticipato di decenni quell’attenzione per l’agricoltura che oggi è di nuovo al centro dell’azione della Comunità europea». «Non conoscevo a fondo Poerio ma ricordo il suo modo di esprimersi esplicito e la capacità di manifestare il dissenso da galantuomo» è stato il commento di Agazio Loiero. Il governatore ha letto, poi, un passaggio di Fernando Santi sull’Avanti! che descriveva le condizioni di miseria in cui vivevano i contadini calabresi: «da allora abbiamo avuto uno sviluppo senza precedenti grazie soprattutto al solidarismo cattolico e alle marce dei lavoratori agricoli. In politica un conto è quello che vorremmo, altro è la realtà che, però, dobbiamo esser bravi a interpretare: Poerio è stato un idealista concreto».

Prossimamente su il Quotidiano....

Vive la prima volta della Fiamma Tricolore al governo di un ente locale «non solo come un traguardo atteso da lungo tempo, ma come un punto di partenza»; fa suo il motto di Wanda Ferro, «quel “detto, fatto!” per cui alle parole devono seguire azioni concrete»; dice che la vittoria se l’aspettava, soprattutto «dopo aver saputo che Wanda sarebbe stata il candidato presidente: l’esito delle urne ha confermato un successo oltre ogni aspettativa». Natale Giamo, ex segretario provinciale della Fiamma («Una scelta obbligata per chi ricopre più incarichi, si finirebbe col farli male tutti e due») ed ex segretario regionale Trasporti dell’Ugl («Per limpidezza e per evitare ogni commistione con l’attività amministrativa»), è il nuovo assessore della Giunta Ferro con delega al Personale e, appunto, ai Trasporti.

Una delega non casuale la Sua, vista l’esperienza maturata nel settore.

«Certo! Premesso che continuerò la mia attività lavorativa presso le Ferrovie della Calabria, nel momento in cui dovevamo indicare le problematiche di cui occuparci, il sistema dei trasporti è stata la prima scelta».

Ha già qualche progetto in merito?

«La metropolitana veloce di superficie per collegare Soverato e Botricello con Catanzaro e Lamezia Terme. Il nodo di Germaneto è strategico e i tempi sono maturi perché già nel corso dell’attuale legislatura si possa realizzare quantomeno la tratta Lamezia Terme - Soverato».

Di cosa dovrà occuparsi, invece, per quanto riguarda il Coordinamento delle politiche per la sicurezza?

«Occorre chiarire che non esiste un ufficio apposito o un budget predefinito riferibili alle Politiche per la sicurezza. Si tratta, in realtà, di una novità che va pian piano definita. La Provincia vuole stare accanto alle amministrazioni comunali spesso lasciate sole nell’affrontare i tanti problemi legati alla sicurezza».

Invece sul Personale, anche in vista del passaggio di deleghe con la Regione, qual è la situazione?

«Per quanto riguarda il mio settore, un ufficio come quello dei Trasporti è abbondantemente sotto organico, così come tanti altri. C’è da lavorare, soprattutto occorre chiarire una volta per tutte le nostre competenze e quelle dell’amministrazione regionale e, di conseguenza, le risorse economiche disponibili».

A proposito di rapporti con la Regione: più volte la Fiamma ha chiesto lo scioglimento del Consiglio se non addirittura il commissariamento della Ente: oggi cosa dice?

«È vero, abbiamo avanzato richieste del genere ma è un dato di fatto che più della metà dei consiglieri regionali è indagato dalla magistratura per reati molto gravi. In attesa che la giustizia faccia il suo corso, dubito che tutti riusciranno a dimostrare la propria estraneità dalle accuse rivolte. Insisteremo, comunque, sullo scioglimento dell’attuale consiglio regionale, proprio per i motivi appena descritti. E di ciò chiederemo conto anche all’opposizione che tranne qualche lodevole eccezione, non ha mai realizzato alcuna forte iniziativa in tal senso. Faremo qualcosa prima dell’estate per poi agire, con più determinazione, in autunno».

Mutuo sociale, abbandono dell’euro per la lira, primato della italianità: continuerete le vostre storiche battaglie?

«L’impatto col nuovo incarico amministrativo è stato, per il poco tempo a disposizione e la mancanza di esperienza, gravoso. Oggi siamo più consapevoli e con una disponibilità economica in più, grazie alla nomina di assessore, per cui torneremo presto in campo. Proporremo, ad esempio, iniziative per migliorare la situazione di famiglie che non riescono ad arrivare non tanta alla quarta, ma neppure alle terza settimana del mese».

Dicevamo del mutuo sociale: quali novità?

«Sul mutuo sociale mi sono personalmente impegnato a far approvare un progetto di legge dal consiglio provinciale; coinvolgendo, poi, altri enti intermedi potremmo proporlo alla Regione Calabria senza la raccolta di firme che rappresenta sì un lavoro bellissimo ma troppo impegnativo, soprattutto per noi che non disponiamo di un numero consistente di persone».

Cosa si deve intendere, invece, per primato dell’italianità?

«Come dice uno slogan utilizzato dalla Fiamma, non esistono lavori che gli Italiani non vogliono fare; ci sono, invece, condizioni di impiego e di sicurezza poco dignitosi. Chi detiene le leve del potere ha fissato, nel corso degli anni, quote di entrata per stranieri che poi vengono puntualmente disattese. Si tratta di persone che immaginavano il paese di Bengodi, per poi scoprire che non è così. La realtà è che tanti nostri connazionali vivono peggio delle povere persone costrette ad abbandonare le loro terre. Si tratta di nuove forme di schiavitù che vanno debellate. Penso, ancora, alla concentrazione di negozi cinesi di cui spesso non è chiaro come riescano a tirare avanti: non vorrei che fossero luoghi per riciclare denaro sporco da parte di una delle mafie più potenti, come appunto quella cinese. Tra l’altro, la Questura di Catanzaro fece tempo fa un controllo riscontrando una serie impressionante di violazioni da parte di questi esercizi commerciali».

A livello nazionale il partito guidato da Storace e dalla Santanché, con cui vi siete alleati, non ha mai visto di buon occhio il Pdl: nessun imbarazzo da parte Vostra a sedere accanto a loro?

«L’accelerazione con cui è mutato il panorama politico negli ultimi tempi, dalla caduta del governo Prodi fino alla formazione dei due grossi partiti che si sono contesi la leadership, ci ha posto seri problemi. Non abbiamo accettato di presentarci dietro un unico simbolo a livello nazionale perché proprio sul piano della visibilità avevamo l’esigenza di distinguerci dalla coalizione di Berlusconi. L’abbiamo vissuta come una proposta riduttiva nei nostri confronti. A livello locale, invece, correre da soli sarebbe stato un suicidio, senza alcuna prospettiva concreta: ecco perché ritengo positiva la scelta fatta a suo tempo e una opportunità importante poter confrontarsi con l’attività di governo».

Quindi il rapporto tra la Fiamma Tricolore e La Destra proseguirà?

«Da segnali che giungono dai vertici la coalizione sembra ormai rotta. Continuano, invece, i contatti con il Popolo della libertà anche se al recente Comitato centrale a cui ho partecipato, non c’è stato un pieno accordo sul da farsi. Esistono le basi per una confluenza a livello nazionale, sia per i progetti di riforma elettorale in atto sia perché gli italiani hanno “sposato” il sistema maggioritario; eppure, continuo ad essere tra quelli contrari ad un accordo col Pdl perché reputo un ostacolo insormontabile il possibile abbandono del nostro simbolo. A livello locale, invece, i rapporti con La Destra sono ottimi e stiamo lavorando per costruire un percorso comune».

Quali problemi bisogna affrontare con priorità?

«L’emergenza ambientale sta diventando, anche per la nostra regione, una questione da affrontare immediatamente e con forte determinazione. L’amministrazione regionale deve chiarire i rapporti con i Comuni soprattutto dal punto di vista economico perché non è possibile avere spiagge sporche a ridosso della stagione estiva. Siamo anche noi a rischio spazzatura, il che sarebbe un grave danno d’immagine per la Calabria. Un'altra battaglia da condurre, condivisa anche dal Governo, è quella per il ripristino della provincia originaria di Catanzaro recuperando il vibonese e il crotonese. Una suddivisione che, realizzata a suo tempo per chissà quali motivi, ha finito col creare debolezza e povertà in tutti e tre i territori. Ecco perché, non per campanilismo ma da amico dei lametini, non condivido chi soffia sul fuoco dell’ennesima divisione territoriale, spinto esclusivamente da fini personali: sarebbe un ulteriore regalo a Cosenza o Reggio mentre poi ci lamentiamo delle spoliazioni subite».

Cosa si aspetta dalla Giunta Ferro?

«Sono ottimista! Vedo una Giunta che ha voglia di lavorare e guidata da una persona competente, attiva e d’esperienza. Sono sicuro che riusciremo ad ottenere risultati importanti».

martedì 8 luglio 2008

Nota a margine....

Chiunque abbia avuto la possibilità o la fortuna di studiare fuori Catanzaro, conosce bene quanta ricchezza, non solo economica ma anche culturale, può portare una università al territorio che la ospita. Quante volte è stato detto che se anche la nostra città avesse accolto presso i vicoli del centro storico facoltà e alloggi, studenti e professori, in un proficuo e continuo scambio col tessuto sociale cittadino, tutti ne avremmo ampiamente goduto. Ecco perché l'incontro di lunedì, voluto con tanta determinazione da Rosario Olivo, appare significativo sotto diversi aspetti. Innanzitutto, l'Amministrazione comunale mostra, ancora una volta, una particolare attenzione verso il mondo accademico: in un'ottica di reciproca collaborazione e con la comune consapevolezza che l'integrazione è la strada maestra da percorrere, offrire alcuni dei migliori stabili comunali al mondo universitario è un primo significativo passo. Poi, il lavoro congiunto a livello istituzionale: in un periodo in cui Catanzaro arranca e mostra scarsa vitalità, la collaborazione tra Regione, Provincia e Comune è, forse, una delle ultime chance disponibili per far uscire la città dal pericoloso isolamento politico ed economico in cui si è cacciata. Certo, si tratta di un progetto ancora sulla carta e tanto si deve fare per ripopolare i tre colli. Ma quando il rettore Costanzo assicura che ben mille studenti saranno trasferiti in città (da intendere, comunque, come spazio più ampio rispetto al solo centro storico) già dall'imminente anno accademico; e quando il sindaco racconta con entusiasmo e partecipazione la scommessa di cui si stanno pian piano definendo i contorni; quando, infine, vedi seduti in una stanza i “catanzaresi” Ferro e Loiero, Speziali e Traversa, discutere del futuro della nostra città, magari pensi che qualcosa, in fondo in fondo, può anche cominciare a cambiare. E allora, non ci resta che aspettare fiduciosi.

Incontro Comune - Università a palazzo De Nobili. Resoconto del 7 luglio 2008

l’Amministrazione comunale chiama, l’Università risponde. E viva soddisfazione è stata espressa da Rosario Olivo al termine dell’incontro, dallo stesso fortemente voluto, con i vertici politici locali e il mondo accademico. Lunedì sera, a palazzo De Nobili, seduti intorno a un lungo tavolo collocato per l’occasione nello studio, fortunatamente fresco, del primo cittadino, c’erano il rettore Saverio Costanzo, il preside di Giurisprudenza, Luigi Ventura, e i prof. Quattrone, Rotiroti e Indolfi da una parte; dall’altra, la politica con Agazio Loiero e Wanda Ferro, il senatore Vincenzo Speziali e il deputato Michele Traversa mentre non sono stati della partita gli onorevoli Tassone e Pittelli, bloccati a Roma per impegni istituzionali. Tutti puntuali, o quasi, alle ore 19, tant’è che in attesa dell’arrivo di Loiero, Olivo ha avuto il tempo di far visitare agli accademici le attigue sale comunali. Subito dopo, sarà lo stesso sindaco a spiegare il senso dell’incontro agli ospiti: «L’obiettivo è la costituzione di un tavolo di lavoro permanente che possa riunirsi, di tanto in tanto, per discutere dell’integrazione tra città e Università». E subito la prima novità: ad occuparsi delle relazioni col mondo accademico sarà il consigliere comunale di Catanzaro nel Cuore, Giuseppe Gualtieri. «Il campus di Germaneto è una punta d’eccellenza per il nostro territorio – dice il sindaco rivolto ai suoi interlocutori – ma nel rispetto dei ruoli e dell’autonomia dell’Università occorre un ulteriore sforzo». Ecco, quindi, il sincero e accorato appello per «mettere in atto iniziative che possano far sopravvivere la nostra comunità, utili per la crescita economica e sociale di quella zona compresa tra Sala e Pontegrande». «Non un semplice spot – tiene a precisare Olivo – ma un impegno concreto con la promessa che l’università non sarà mai lasciata sola dall’Amministrazione comunale». Le proposte, ampiamente anticipate da un comunicato stampa, riguardano l’insediamento di una facoltà umanistica nel centro storico, la programmazione di un master di giornalismo da realizzare con l’Ordine regionale, la disponibilità di alloggi per accogliere studenti e docenti. La riunione prosegue a porte chiuse e termina dopo circa un’ora. Speziali è il primo ad andare via; scappa anche Loiero che preferisce lasciare i commenti al padrone di casa. E Olivo non si tira mica indietro, anzi racconta, insieme a Costanzo e alla Ferro, l’esito dell’incontro: «Entro quest’anno avremo mille ragazzi in città con lo spostamento da Germaneto di alcune classi di laurea (si parla di Odontoiatria, Fisioterapia, Scienze motorie e Igiene mentale)». Il rettore aggiunge, poi, che parte delle attività di didattica, ricerca e assistenza si effettuerà tra Villa Bianca e i primi locali messi a disposizione dal Comune (la scuola Mazzini e l’Educandato). Apertura anche verso gli studi umanistici, con la possibilità di istituire una facoltà di Lettere e filosofia nonché un corso di Filosofia applicata, «un titolo spendibile nel mondo del lavoro»; confermato, infine, il progetto di una foresteria per accogliere i professori universitari anche se «per le ultime proposte occorre maggiore programmazione e un po’ più di tempo», riferisce Costanzo. Salutati gli ospiti, il sindaco si intrattiene con i cronisti per le considerazioni finali: «Catanzaro ha una conformazione ottimale rispetto molte altre città italiane per accogliere attività di tipo accademico; stiamo, quindi, indirizzando la nostra azione politica verso un progetto di ampio respiro che possa portare benefici all’intera collettività». «Germaneto ricopre un ruolo strategico, funzionale ad un capoluogo crocevia tra due mari - prosegue Olivo - ma non possiamo permettere di desertificare il resto del territorio». «Stiamo tentando di dare risposte concrete a chi ci chiede un profondo rinnovamento del tessuto cittadino - conclude - e riteniamo che il rapporto privilegiato instaurato col mondo universitario possa dare un decisivo contributo in tal senso».

sabato 5 luglio 2008

Intervista a Maurizio Vento da Il quotidiano della Calabria del 5 luglio

Si definisce “l'uomo del fare” e preferisce le azioni alle parole. Eppure Maurizio Vento, vicecoordinatore regionale di Forza Italia nonché neo vicepresidente della Provincia di Catanzaro con delega all'ambiente, ha molte cose da dire: dallo stato di salute di FI alla vittoria del Pdl alle ultime amministrative, fino ai progetti e alle speranze legate al nuovo importante incarico riconosciutogli da Wanda Ferro.
Forza Italia sembrava un partito in crisi nella nostra regione e invece, dopo le batoste alle amministrative, il grande rilancio col Pdl.
«Andando a ritroso, ricordo che dopo le elezioni regionali, e seguendo un po’ il trend nazionale, Forza Italia subì una pesante battuta d’arresto. Un po' perché abbiamo sempre avuto difficoltà a livello amministrativo, un po' per qualche errore del precedente governo regionale. In quella fase tutta la Casa delle libertà, e in particolare Forza Italia, non è riuscita a rispondere alle aspettative dei cittadini. Oggi, invece, la gente ha assunto un certa libertà di pensiero sul voto elettorale per cui ragiona in termini di risposte che la politica riesce a dare. Da allora ci siamo rimessi a lavorare, siamo ritornati sul territorio e abbiamo riorganizzato il partito».
Una modus operandi che ha dato i suoi frutti: qual è stata la chiave del successo?
«Negli ultimi tre anni abbiamo fatto tantissimo: abbiamo svolto congressi comunali e provinciali, abbiamo trasformato un movimento di idee e opinioni in un partito vero, venendo incontro ad una esigenza molto sentita dagli stessi iscritti e simpatizzanti. Si sente speso dire che i partiti sono finiti o sono ai margini ma siamo la prova che con la volontà e la voglia di fare la distanza tra l’opinione pubblica e le formazioni politiche può ridursi. Senza contare, comunque, che l’attuale governo regionale ci ha dato una grossa mano».
Sia sincero, si aspettava un risultato così netto ad aprile?
«Ero sicuro che il centrodestra avrebbe ottenuto un buon risultato ma non nelle dimensioni in cui è maturato. Certo, ci presentavamo con una novità significativa candidando Wanda Ferro alla guida dell’ente intermedio. La scelta di una donna, giovane, capace di dialogare con la gente, che capisce di politica e sa fare politica è risultata vincente. Uno dei motivi, d'altro canto, per cui i nostri avversari, ancorati a vecchie logiche di potere, sono usciti fortemente sconfitti».
Negli ultimi giorni è stato protagonista di un botta e risposta col Presidente del consiglio, e Suo compagno di partito, Pasqualino Ruberto: anticipate il ruolo che dovrebbe svolgere l’opposizione?
«Voglio chiarire subito che le dichiarazioni degli ultimi giorni non sono legate a difficoltà interne o alla vitalità di Forza Italia. In realtà, la nascita del Pdl ha rappresentato una novità politica che ha accorpato anime diversamente posizionate all’interno del centrodestra. Tanti si sono pertanto rimessi in discussione nel nuovo soggetto politico che, contemporaneamente, in alcune realtà territoriali, può aver inciso su equilibri ormai consolidati. È nata, quindi, l’esigenza da parte di qualcuno di cercare nuovi spazi da occupare, finanche opponendosi alla concretizzazione del Pdl perché contrastante con le proprie aspirazioni».
Dunque, via libera a chi non aderisce al Popolo della libertà?
«Premetto che ogniqualvolta il centrodestra si è presentato unito ha vinto. Sono, comunque, consapevole che la politica è fatta di momenti, in cui si può essere più o meno gratificati, in cui il lavoro svolto può essere o meno riconosciuto. Però, chi si candida dietro un simbolo perché rappresenta un valore aggiunto, ottenendo tra l’altro un buon risultato, e poi si sposta a destra o a sinistra, non mostra una particolare coerenza. Da parte mia, posso aggiungere che quando il dirigente nota che un elemento del partito sta valutando se restare oppure accasarsi in altri lidi, non può avere la stessa considerazione e fiducia rispetto a chi crede fermamente nel progetto politico e vuole continuare un percorso comune. Certo è che quando in politica si fanno delle scelte bisogna valutare tante cose: il proprio percorso personale, quello che si è riuscito a realizzare, chi si ha alle spalle, se gli strumenti a disposizione siano stati ben utilizzati».
Intanto, dai primi provvedimenti sembra che il governo Berlusconi stia tenendo all’angolo la Calabria.
«Alcune preoccupazioni sono legittime, altre non corrispondono alla realtà. Le cinque provincie, tra cui anche noi, siamo andati a protestare a Cosenza per i fondi infrastrutturali. Lo stesso facemmo, in maniera trasversale, nello scorso autunno nei confronti del governo Prodi e del ministro Di Pietro, con una differenza: il problema oggi è contabile, nel senso che i finanziamenti per la Calabria, e abbiamo avuto rassicurazioni in tal senso dal Sottosegretario alla presidenza Gianni Letta, saranno inseriti nella prossima finanziaria mentre quelli immediatamente disponibili, e non impegnati, sono stati utilizzati per coprire l'abolizione dell'Ici. Lo stesso posso dire sull'Autorità portuale di Gioia Tauro: non è vero che sarà ridimensionata o abolita perché nel provvedimento legislativo di prossima emanazione è già prevista una deroga in tal senso. Posso escludere che ci sia disattenzione del Governo sulla Calabria e lo dimostra anche la ripresa del progetto del Ponte sullo stretto. Noi continueremo a vigilare ma non è il caso di strumentalizzare ogni provvedimento del governo».
Si parla di contenimento dei costi della politica con la previsione di un ridimensionamento delle stesse province, cosa ne pensa?
«Spesso sento dire che le Province siano enti inutili ma, senza fare alcuna di fesa d'ufficio, non è così. È vero che quelle metropolitane o certe Comunità montane “balneari”, meritano un ripensamento: occorre maggiore concretezza ed evitare passaggi inutili o l'eccessiva burocrazia».
Lei ha l'importante delega all'ambiente, quali impegni si sente di assumere?
«La questione ambientale è un problema che riguarda l'Italia intera. In Calabria abbiamo ereditato una situazione pesante e difficile ma posso dire che quantomeno abbiamo fatto ripartire la macchina. Sulla depurazione aggiungo che diversi impianti funzionano mentre per altri l'iter è più complesso. Aspettiamo i chiarimenti del Governatore Loiero in merito ai fondi destinati dalla Regione ai Comuni per la manutenzione dei depuratori: non abbiamo ancora capito se si tratta di finanziamenti a fondo perduto o mere anticipazioni per gli Enti locali, di cui sono ben note le precarie condizioni finanziarie. Abbiamo, comunque, in mente la creazione di una task-force che possa fornirci una quadro il più possibile completo sullo smaltimento dei rifiuti, delle imprese che se ne occupano, dei livelli di inquinamento. Suggerisco, però, agli addetti e agli stessi amministratori locali meno allarmismo: è iniziata la stagione estiva e l'Arpacal ha diffuso dati che parlano di un livello dell'acqua buono in quasi tutta la regione. Per il resto, sono pronto ad assumermi le mie responsabilità e a rispondere delle azioni che porremo in essere da oggi in avanti: certo è che abbiamo tutto l'interesse a cambiare lo status quo».