Ps. Rosario Olivo ha ritirato le dimissioni.
News from Catanzaro, capoluogo della Calabria, provincia d'Italia, Cenerentola d'Europa, regione del mondo. Profondo Sud.
mercoledì 30 giugno 2010
Qualcuno ci spiega qualcosa?
Ps. Rosario Olivo ha ritirato le dimissioni.
Povero pesce...
Antonio Abbruzzino, chef e socio Slow Food, sembra aver colto in parola l’ospite della serata se è vero che il menù offerto ai partecipanti ha avuto come base il cosiddetto “pesce povero”: filetto di pesce sciabola panato agli agrumi con cipolla all’agro e salsa al gaglioppo; millefoglie di sgombro con scarola, uvetta e mandorle su crema di patate e tartufo del Pollino; ravioli di lampuga con erbette e fiori di zucca su vellutata di datterini di Sicilia; interpretazione di aguglia imperiale e dessert finale con semifreddo ai pistacchi di Bronte e nocciole su ganache al fondente. Originale, e ottimo, anche il gelato alla vaniglia con pane abbrustolito e olio dell’azienda Torchia di Tiriolo, sponsor della serata, presente con Tommaso Torchia e Lucia Talotta, la quale ha illustrato alcune caratteristiche della produzione.
In conclusione, una serata importante e ricca di spunti, a dimostrazione che si può mangiar bene tutelando l’ambiente da cui ricaviamo il cibo e privilegiando, nel caso del pesce, le specie poco considerate, per pigrizia o scarsa conoscenza, ma altrettanto buone rispetto quelle più comuni. Inoltre, abbiamo scoperto che il pane accompagnato da un ottimo olio si abbina in maniera perfetta col gelato alla vaniglia per un dessert inaspettato e originale.
domenica 13 giugno 2010
Metti una sera a cena col Carlin...
Non so cosa ci si aspetta di solito da un incontro con Carlo Petrini, storico fondatore di Slow Food, battagliero gastronomo e ambientalista convinto («Un gastronomo che non è ambientalista è uno stupido; un ambientalista che non è gastronomo è triste» ama ripetere), insignito dei più svariati encomi, oggi presidente dell’emanazione internazionale dell’associazione. Eppure, i sentimenti appaiono subito contrastanti: vuoi perché leggi che è, o meglio era, malato; vuoi perché è una persona in là con l’età ma non sembra; vuoi perché i media riescono a distorcere l’immagine di una persona: insomma, il Carlin si presenta diverso. Alto, abbastanza robusto, uno stomaco pronunciato (si dice per un virus contratto durante i viaggi per il mondo), un accento piemontese (è nato a Bra) non esattamente definibile, una parlata strascicata che si trasforma in tono possente e sicuro quando si tratta di raccontare le battaglie sostenute e quelle prossime venture. Insomma, un personaggio carismatico, socievole e loquace, con progetti chiari e con tanta voglia di realizzarli. Il tour calabrese, ospite del progetto Gutenberg, lo porta, in poche ore, all’Unical di Rende e all’Auditorium Casalinuovo di Catanzaro, con una puntata a Serrastretta per visitare la aziende che producono Castagne e Pastille e il museo dedicato alla cantante e attrice Dalida. Noi lo incontriamo all’iniziativa organizzata nel capoluogo dove parla per oltre un’ora, a braccio e in piedi, per poi rispondere alle domande degli studenti. Ecco alcuni stralci del Petrini pensiero.
Comunità Terra Madre.
«La rete delle comunità del cibo di Terra Madre lavorano senza particolari aiuti e nonostante esistano carrozzoni inutili come
«Internet ha delle potenzialità enormi: una cuoca Sami (del nord Europa) ha insegnato le proprie ricette ad un’altra che abita nelle favelas di Rio de Janeiro»;
«Bisogna rispettare i tempi e i modi dei territori e non aiutare per forza laddove non è necessario: non serve il perbenismo culturale»;
«La terza rivoluzione industriale è in atto: si tratta di coniugare energie rinnovabili e realtà agricole ma non in maniera intensiva altrimenti si provocano danni»;
«Recuperiamo la saggezza dei contadini che valorizzavano il fondo senza bisogno di sussidi calati dall’alto».
Politica.
«Occorre una nuova democrazia partecipativa applicata nel locale per non restare soli ma essere forti e protagonisti nelle scelte politiche»;
«Sono rimasto deluso dalla mia “Sinistra” sui temi come il “sì” nucleare o alla transgenia; sono annoiato dal dibattito se Sloow Food è di destra o di sinistra»;
«Con l’economia che va a rotoli, il problema principale è quello delle intercettazioni?».
Carne e pesce.
«Il consumo di carne è esagerato: occorre moderarlo perché ce n’è per tutti»;
«Per difendere i pescatori stiamo distruggendo il loro futuro: le reti a strascico stanno distruggendo l’habitat marino».
Calabria.
«Prima di chiedervi perché non siete riconosciuti fuori regione, domandatevi se i vostri prodotti sono consumati nei vostri ristoranti, ospedali, mense, case di cura: nessuno è forte nel mondo se non lo è prima a casa sua! Conquistiamo la nostra gente e poi travalichiamo i confini»;
«“Nicchia” è una parola senza senso»;
«Ho mangiato delle buonissime scilatelle al sugo; ho chiesto del formaggio e cosa mi hanno portato? Il Grana! Dopo tanti chilometri mi tocca un prodotto del nord? L’ho fatto portare via per un po’ del vostro pecorino!»;
«Quelli del Sud hanno insegnato tante cose che la protervia del Nord ha dimenticato: mantenete le vostre tradizioni».
Le frasi.
«Non c’è ingiustizia peggiore di quella che perpetriamo a chi viene dopo di noi»;
«La dicotomia è: contrazione per chi ha avuto, convergenza per i più poveri»;
«Morigeratezza, qualità alimentare, condivisione e generosità: le nuove battaglie devono essere un diritto di tutti»;
«Il diritto al buono e al bello è un diritto universale; la cultura del non sprecare e l’educazione alimentare dovranno esser vissuti come un piacere».
Concluso il dibattito all’Auditorium, Petrini ha visitato gli stand allestiti dalla Coldiretti con prodotti tipici provenienti da tutta
Quindi, in fila indiana verso il ristorante del socio Antonio Abbruzzino, in cui si è tenuta la cena (di cui alleghiamo il menu), a cui hanno partecipato le delegazioni di tutte le condotte calabresi.
Da segnalare l’encomiabile lavoro organizzativo della nostra condotta, che ha ricevuto a fine serata pubblici ringraziamenti sia per l’organizzazione dell’incontro conviviale sia per l’accoglienza riservata ai soci provenienti da ogni angolo della Calabria.
Durante la cena, la condotta Sloow Food Catanzaro Università ha consegnato a Carlo Petrini (che avrà ripetuto «grazie ragassi, continuate così» una decina di volte, ndr) un segnalibro in argento, raffigurante l’unica moneta coniata a Catanzaro nel 1528.
Petrini ha quindi ringraziato Antonio Abruzzino («Ci vorrà del tempo prima che capiscano la tua cucina!»), ha tenuto un breve discorso sulle prossime iniziative Slow Food e prima di concedersi per le rituali foto di rito, ha regalato ai commensali un ultima chicca: «L’orto di Michelle Obama alla Casa Bianca non produce perché la terra non è fertile ma ha un grande ritorno di immagine; sapete a chi hanno contattato per avere qualche dritta per realizzarlo?»
Derrick Morgan al Reggae Train Sun Fest 2010 di Catanzaro
Remo Danovi: Etica, tra cinema e realtà.
martedì 1 giugno 2010
Una vita da birraio
“Cuanta pasiòn en la vida, cuanta pasiòn…” canta Paolo Conte con quel suo tono roco inconfondibile; eppure, se al posto del vino che “spara fulmini e barbariche orazioni che fan sentire il gusto delle alte perfezioni” ci mettiamo una buona birra artigianale, magari prodotta dal Mastro Birraio Nicolò Loconte, non faremmo torto a nessuno. Perché dopo la visita al birrificio di Antonietta Giglio in località Giovino, unico nel suo genere in tutta la regione, ciò che rimane impresso è l’amore, la professionalità, appunto la passione di Loconte, non solo nel lavorare il malto e il lievito ma anche nel raccontare quella che definisce un’arte nata per caso. «Avevo voglia di fare qualcosa e con mia moglie iniziai a fare la birra a casa, mettendo del grano nel forno e mescolandolo col lievito: dopo i primi deludenti esperimenti, gli amici hanno cominciato ad apprezzare e a spingerci ad andare avanti e così, dai 17 litri di allora siamo passati ai mille litri a cota di oggi» dice il mastro birraio. Il quale, nel corso degli anni, ha approfondito le sue conoscenze: dal lontano periodo di soggiorno in Germania («Più bevendo che producendo» confessa) fino ai corsi di specializzazione che lo hanno portato a conoscere i vari tipi di malto («I migliori sono quelli della Boemia in Repubblica ceca e i tedeschi»), le proprietà del luppolo («Non è l’elemento base della bevanda ma un fiore selvatico che profuma, da stabilità alla schiuma, è antisettico e antibiotico, ne favorisce il gusto amaro») fino ai tipi di lievito («Liquidi o in polvere liofilizzata a seconda della successiva fermentazione»). Il viaggio continua tra macchinari moderni e di ultima generazione, un vanto per Loconte, e le varie fasi della lavorazione: non è difficile immaginarlo dietro la consolle tutto preso a miscelare, con attenzione ed esperienza, gli ingredienti e le temperature. Tra fermentazione, maturazione e raffreddamento, e con dieci, dodici ore di lavorazione giornaliera, occorrono circa quattro settimane prima dell’infustamento o dell’imbottigliamento della bevanda.
Il risultato finale è una birra artigianale mai uguale a sé stessa, un prodotto crudo e non pastorizzato dal gusto «corposo e rotondo», con colori e gradazioni alcoliche diverse in base alle richieste dei clienti. «Un prodotto di qualità destinato a chi vuole assaporare qualcosa di diverso che non si trova nei grandi supermercati o nei centri commerciali» dice orgoglioso il mastro birraio che non nasconde l’aver rifiutato offerte di un importante gruppo pur di mantenere fede al proprio credo. Una realtà sorprendente, unica nel suo genere nella nostra regione e capace di garantire lavoro a tre operai, infaticabili aiutanti di Nicolò Loconte e Antonietta Giglio.
La serata prosegue presso il ristorante “Le delizie della Cascina” di Catanzaro Lido. Il locale è raccolto e accogliente, e si nota il tocco del titolare, Tommaso Biamonte, proprietario di una enoteca e sommelier professionista: siamo letteralmente sommersi da casse di vino e confezioni di champagne, con bottiglie utilizzate come elementi di design dei tavoli. Nonostante ciò, protagonista indiscussa resta la birra, per l’occasione abbinata ad un menù del tutto particolare. E così, mentre Nicolò intrattiene gli ospiti con le sue spiegazioni (proprietà e gradazione alcolica delle bevande, tecniche si spillatura e modi di degustazione), sui tavoli fanno capolino taglieri di salumi e formaggi, zuppette di fagioli, lasagne di pane tostato alle verdure con pomodoro e odori, tagliate di radicchio alla griglia e, per finire, sospiri al limone. Inutile aggiungere che non è rimasto nulla nei piatti e i commensali, satolli e contenti, sono usciti più che soddisfatti dall’ennesimo appuntamento di successo della nuova condotta Sloow Food Università di Catanzaro.