mercoledì 22 luglio 2009

Seconda giornata Reggae Train Sun fest 2009

Chiusura col botto per il “Reggae Train Sun fest 2009” al Parco delle biodiversità di Catanzaro. Tre concerti dal vivo, tre spettacoli belli e originali, che hanno catturato e fatto letteralmente “saltare” le centinaia di persone giunte fino al capoluogo di regione nonostante la serata condizionata da un vento sferzante e da una temperatura decisamente fresca. Le condizioni atmosferiche non hanno, comunque, impedito agli spettatori provenienti da tutta la Calabria di gustare il giovane reggae dei Marvanza, le consolidate sonorità di Gioman & Killacat, lo show finale del giamaicano Mr. Vegas. Anche ieri il pomeriggio è trascorso con visite agli stand sociali e alla mostra di Niko Citriniti, mentre alcuni writers hanno completato il grande murales dedicato al festival. In serata, il via alla musica dal vivo e dopo i vari soundcheck, i primi ad esibirsi sono stati i Marvanza reggae sound, gruppo emergente di Monasterace, che ha regalato ai presenti alcuni brani del loro lavoro d’esordio, “Frontiere”. Un mix interessante di denuncia e ironia, con canzoni contro la violenza e il degrado sociale che attanaglia i territori calabresi, ma anche una originale versione di “Stessa spiaggia stesso mare” di Edoardo Vinello. Tanta energia e calore per il gruppo reggino protagonista di un curioso fuoriprogramma quando, durante l’esibizione, sono saliti sul palco una coppia di sposi che hanno cominciato a danzare insieme a loro. A seguire, ci hanno pensato i beniamini di casa Gioman & Killacat (i fratelli catanzaresi Giovanni e Marco Morelli) ad infiammare un pubblico diventato via via più numeroso ed entusiasta. Accompagnati dalla Rockers band, i due non si sono risparmiati ed hanno dato vita ad uno spettacolo molto intenso in cui hanno riproposto il loro percorso musicale. E infatti, gli appassionati si sono divertiti riascoltando pezzi come Solo tu, Anche quando o Pull up (cantati già nel 2004), brani dell’album Vruscia come Musica domina e Ti controllano, fino a tracce del recente lavoro “Block notes”, tra cui Musica, Non ni canuscianu e Il sole dentro me. Quindi, il gran finale con lo show di Mr Vegas. L’artista giamaicano si è fatto attendere ma quando ha cominciato ad utilizzare il microfono non si è più fermato. E che avrebbe riscaldato del tutto la platea lo si è capito quando è sceso dal palco per spostare le transenne e avvicinare i più affezionati che, senza farsi pregare, si sono messi a cantare e ballare a stretto contatto col loro beniamino. Tra una citazione di Bob Marley e un tributo a Michael Jackson, accompagnato dalla Thugz band, Mr Vegas ha proposto i suoi brani più noti, dal recente I am blessed, che dà anche il nome al suo tour, a Do you know, da Tek weh youself a Hot wuk. Il trentacinquenne di Kingston ha cantato per circa un’ora prima di chiudere il concerto e abbassare il sipario al “Reggae Train Sun fest 2009”, un evento originale e interessante che sen ben supportato può diventare un appuntamento fisso dell’estate catanzarese.

Prima giornata Reggae Train Sun fest 2009


Parte bene il “Reggae Train Sun fest 2009”, il primo festival del genere in Calabria che ha preso il via venerdì pomeriggio nella suggestiva cornice del Parco delle Biodiversità di Catanzaro. I giovani avventori, provenienti un po’ da tutta la regione, hanno potuto apprezzare tanta buona musica, fare un tuffo nella vita di Bob Marley, approfittare dei vari stand allestiti sul prato per acquistare un maglietta, firmare una petizione o conoscere i vantaggi di comprare prodotti biologici a costo zero. Favorevole anche il clima: a parte il fastidioso caldo del pomeriggio, in serata ha preso posto una piacevolissima brezza che ha accompagnato le danze fino all’una di notte. Mentre ai dischi si alternavano selezionatori provenienti da tutti Italia, dai romani Yaga Yaga e Dancehall Soldiers ai pescaresi Clean heart e Davidone, senza dimenticare le varie crew locali, ci si è potuti cimentare in partite di basket e calcio senza disdegnare le iniziative sociali e la mostra di Niko Citriniti, emergente artista locale dedito all’art-recycle. Sotto i gazebo appositamente allestiti, infatti, Farerete ha proposto prodotti realizzati dai ragazzi di strada del Guatemala e Amnesty International ha sensibilizzato sulla difesa dei diritti umani proponendo una raccolta di firme contro il razzismo, stesso tema scelto per la campagna “Non aver paura” per superare l’indifferenza e la diffidenza verso gli altri. E ancora, c’era il gruppo “Walking togheter”, che ha offerto un originale quanto gustoso caffé ugandese mentre promuoveva il servizio civile internazionale per aiutare i minori orfani dello stato africano; e “Catanzero”, l’iniziativa che ha messo insieme alcune aziende agricole del territorio calabrese per la vendita diretta dei loro prodotti biologici direttamente ai consumatori. Alle 21 e 30 è intervenuto il giornalista e scrittore Alberto Castelli, uno dei massimi esperti italiani di black music e autore, con Maria Carla Gullotta, del libro “Africa unite. Il sogno di Bob Marley”. Castelli è partito dalla propria esperienza personale, dalla scoperta e dall’amore per la musica giamaicana, per raccontare l’uomo che ne ha rappresentato la massima espressione: appunto, Bob Marley. In un percorso fatto di immagini, parole e musica, grazie ai dischi selezionati dal dj Marci Far I, il giornalista romano ha ripercorso la nascita della musica reggae («In Giamaica si ballava lo Ska, dai ritmi veloci, per celebrare l’indipendenza dall’Inghilterra; ma il caldo imponeva ritmi più lenti ed è nato il “rocksteady”, la musica che ha fatto ballare insieme i bianchi e i neri e ha dato il via alle sonorità di cui parliamo stasera»); gli esordi di Marley («Gli studi di registrazione erano piccoli e semplici, non esistevano campionamenti o computer ma solo la voglia di raccontare cosa stava accadendo: si registrava la mattina e si suonava la sera!»); l’ascesa con i The Wailers («Erano rispettati, se non temuti, perché erano i cantanti della gente comune») fino alla morte nel lontano 1981 e al patrimonio che ha lasciato («Un grande senso di libertà è la forza di non aver paura di nessuno»).