martedì 21 aprile 2009

La fiera della Giustizia.


Catanzaro - Invitato dal locale consiglio dell’Ordine degli avvocati, il presidente della Commissione Giustizia al Senato, Filippo Berselli, ha tenuto un incontro presso l’auditorium Casalinuovo per spiegare quanto sta accadendo in materia di riforma del processo civile. «Un tema che sentiamo molto perché i cinque milioni di carichi pendenti e i tempi biblici per ottenere una sentenza rendono quanto mai necessario intervenire» ha detto il presidente dell’Ordine, Giuseppe Iannello, nel presentare l’iniziativa. «Ci auguriamo, quindi, che in tempi brevi il codice di procedura civile sia rinnovato perché l’avvocatura vuole una Giustizia non solo più rapida ma anche più giusta, non una rivoluzione coprernicana ma una svolta decisiva, magari prima dell’estate» ha concluso Iannello che ha poi ceduto la parola a Berselli. L’avvocato ferrarese, in un’ora e mezza circa, ha toccato vari temi, dalla situazione politica ai risultati del governo Berlusconi, concludendo con l’annuncio della prima esposizione sulla Giustizia che avrà luogo il prossimo dicembre a Rimini. «Della procedura civile si parla poco e male nonostante sia quella che interessa di più i cittadini» ha esordito il parlamentare Pdl che ha subito consigliato la lettura di un libro, “La palude” di Massimo Martinelli, «per conoscere meglio i tempi indecorosi dei tribunali italiani: peggio di noi c’è solo il Guatemala!». Berselli ha innanzitutto chiarito che la riforma in discussione, modificata al Senato e ora nuovamente alla Camera, «non è né di destra né di sinistra perché rivolta all’Italia del futuro». Quindi, dopo aver elencato alcuni provvedimenti dell’attuale Esecutivo, dal pacchetto Sicurezza a quello sugli ordini professionali, ecco le modifiche della Commissione di palazzo Madama «per venire incontro alle esigenze degli operatori e dei cittadini». Il senatore ha spiegato che è stata riconosciuta maggiore fiducia ai Giudici di Pace e ai Giudici onorari («Senza il loro apporto il sistema sarebbe già bloccato, anche se è necessaria una loro migliore qualificazione»); è stata riletta la norma sulla testimonianza scritta, che potrà avvenire «solo con l’accordo di tutte le parti»; è stata pensata una legge delega che impegna il Governo ad una drastica riduzione dei riti processuali a tre (rito del lavoro, giudizio ordinario di cognizione e giudizio sommario) «per introdurre il più snello processo sommario di cognizione». Ancora, la preferenza per le conciliazioni e mediazioni per ridurre il carico di lavoro dei magistrati mentre ha suscitato la viva approvazione dei presenti, la proposta per cui in caso di vittoria in giudizio, le spese potranno essere compensate solo «per motivi gravi ed eccezionali espressamente indicati». Sul famoso e contestato “filtro”, un organismo composto da tre magistrati di Cassazione che dovrebbero stabilire quali ricorsi ammettere e quali no, Berselli ha sottolineato che «esiste in tutta Europa e l’alternativa possibile, un controllo da parte delle singole Sezioni, ingolferebbe tutto». Al Consiglio nazionale forense, che ha espresso malumori, ha risposto ricordando che è stato «il presidente Giudo Alpa, insieme ad altri insigni giuristi, ad elaborare il testo ora in discussione in parlamento per cui ci si può fidare». L’ultima parte dell’intervento è stata dedicata al sistema bicamerale italiano («Chi lo contesta non capisce che, come nel nostro caso, i miglioramenti apportati in Senato al testo licenziato dalla Camera non sarebbero stati possibili: occorre operare con ragionevolezza»), alle riforme costituzionali («Lavoriamo sui regolamenti parlamentari, poi pensiamo a modificare la Carta») e ai Disegni di leggi proposti per l’istituzione del Tribunale della Famiglia, «un modo per tutelare i minori». La conclusione, invece, è stata tutta per la fiera di Rimini, uno spazio espositivo di quarantamila metri quadrati, con tre sale convegni e quattro padiglioni «dove, tra l’altro, saranno allestiti un tribunale e un carcere e, come in una fiction, saranno proposti al pubblico le fasi di una indagine o di un processo».

martedì 7 aprile 2009

Prima dei "calci nel sedere" ...

Appena costituitosi, il Pdl in Calabria è chiamato a risolvere alcuni importanti dilemmi organizzativi, primo fra tutti la scelta del nuovo coordinatore. Dato per certo che sarà un esponente dell’ex Alleanza nazionale, in prima battuta sembrava che la carica toccasse a Michele Traversa: l’uomo di Botricello, infatti, non ha mai nascosto di voler lavorare a più stretto contatto con la sua terra e l’incarico sarebbe un buon viatico per il vero obiettivo dell’ex presidente della Provincia: la carica di sindaco di Catanzaro. Sennonché, in forte ascesa sono le quotazioni di un altro primo cittadino, Giuseppe Scopelliti, per il quale pare si sia speso lo stesso Berlusconi. Scopelliti, tra l’altro, ha dato la propria disponibilità a concorrere contro Agazio Loiero, la cui ricandidatura è, salvo colpi di scena dell’ultimo minuto, ormai data per certa. Il reggino è giovane, gode di un alto gradimento nella sua città e ha il sostegno del Governo nazionale: il decreto per Reggio Calabria, il rilancio della costruzione del ponte sullo Stretto e la recente assegnazione della qualifica di “città metropolitana” sono successi che potranno essere fatti valere nelle sedi opportune. Schierati i candidati per le provinciali di Cosenza, dove a contendere la leadership di Oliverio ci sarà, tra gli altri, Pino Gentile, uomo forte del Pdl nella città bruzia, le liste per le prossime elezioni Europee chiariranno ancora meglio lo scenario futuro. Ambire ad uno scranno a Strasburgo può dare adito a varie interpretazioni: più il coronamento di una lunga carriera politica che la voglia di confrontarsi con i colleghi europei; spesso, un parcheggio, una “allontanamento” dalla politica italiana, un momento di pausa per poi ributtarsi nell’agone politico locale. Il discorso non è di poco conto anche perché la situazione è in continuo movimento: è vero che il partito di Berlusconi ha dalla sua un trend nazionale favorevole, confermato dai risultati delle ultime politiche e dalle recenti elezioni provinciali a Catanzaro; eppure, le regionali hanno un corso a parte e sarà difficile scalzare l’attuale Governatore. Insomma, il Pdl non avrà vita facile nel conquistare la guida della regione più povera d’Italia ma ha più di una carta da giocarsi per tentare la sortita. C’è, ad esempio, chi sussurra di un possibile ruolo per Giacomo Mancini junior: vale sempre il vecchio adagio per cui “non si fa nulla per nulla”, e l’ex esponente socialista, abbandonato il Pd per accasarsi nel centrodestra, potrebbe presentarsi per un posto all’Europarlamaneto: magari un test elettorale per capire di quanto consenso gode per poi lanciarsi nella sfida regionale. Ma tra le due corazzate Reggio Calabria e Cosenza, un ruolo lo vorrebbe anche Catanzaro o, quantomeno, il comprensorio: il capoluogo sta, infatti, vivendo una significativa crisi di rappresentanza istituzionale, che sarebbe sciocco addebitare all'attuale giunta amministrativa perché frutto di anni di politiche miopi e poco lungimiranti. Da parte sua, quale ulteriore smacco, il centrodestra catanzarese rischia di non esprimere il possibile candidato alla presidenza della Regione Calabria. Ecco, allora, l’outsider Pino Galati: libero da incarichi istituzionali (ma in attesa dell’imminente ricostituzione del ministero al Turismo), l’esponente lamentino ha promosso i Popolari europei verso il Pdl, ha riunito alcuni consiglieri regionali tra cui Abramo e Tallini, ha convinto gli ex aennini Ferro e Traversa (che messi da parte i pericoli di comitati d’affari e svolte antipolitiche, hanno plaudito all’iniziativa). Galati, dunque, potrebbe essere la sorpresa alle prossime regionali, anche per i rapporti diretti con Silvio Berlusconi, il cui appoggio, come già successo in Sardegna, può determinare il buon esito di una competizione elettorale.