ALEGGIAVA aria di Democrazia cristiana durante il 3° Congresso cittadino dell’Udc tenutosi sabato scorso nella bella cornice del teatro Masciari di Catanzaro, alla presenza del leader nazionale Pier Ferdinando Casini. Aveva iniziato Mario Tassone, incitando la platea (non numerosissima, circa 250 persone) a «recuperare la storia dello scudocrociato, quella storia fatta di uomini liberi che hanno combattuto insieme importanti battaglie». Ha proseguito lo stesso Casini sfoderando i classici cavalli di battaglia del partito che fu di De Gasperi e Moro: prima parlando dei valori a cui deve ispirarsi l’azione politica dell’Udc («Dobbiamo difendere l’identità cristiana del paese, fa parte della nostra storia») e poi, in riferimento alla crisi economica, sostenendo che «il più importante ammortizzatore sociale in Italia sono le famiglie che usano i risparmi per aiutare i figli disoccupati o i parenti in difficoltà: riproponiamo, dunque, una seria politica familiare». Per il resto, la mattinata scivola via senza particolari annunci o colpi di scena: l’attesa è tutta per l’intervento del politico bolognese che concentra la sua relazione su temi quali la riforma costituzionale, la crisi economica, il federalismo fiscale. «Oggi prevale una idea di politica senza rappresentanza. Servono istituzioni più credibili e parlamentari in grado di difendere territori, principi e valori: un parlamento di nominati non ha alcun interesse a difendere le proprie prerogative e, soprattutto, non disturberà il manovratore. Occorre una idea diversa e noi siamo determinati a d influenzare la vita politica per i prossimi anni: ideologismi e dogmatismi hanno rovinato la politica» ha esordito Casini. Quindi, il ruolo dell’Unione di centro nel contesto istituzionale: «Se il comunismo e il fascismo non esistono più, che idea di libertà abbiamo? Il bipartitismo non è un elemento virtuoso della politica: avevamo proposto di elevare la percentuale di sbarramento, ridurre il frazionismo ma non ci piace l’idea di un uomo solo al comando» con chiaro riferimento al congresso del Pdl che ha celebrato la figura di Berlusconi. Sul momento di difficoltà economica, l’ex presidente della Camera ha le idee chiare: «La crisi c’è e il nostro ammortizzatore sono le famiglie. L’Italia è un paese grande perché composto per il 90% da un ceto medio che ci ha collocato nel novero delle potenze mondiali. Oggi, invece, in tanti stanno sconfinando nella povertà perché non è stata mai proposta una vera politica familiare. Sono le piccole imprese, i lavoratori non tutelati e i giovani i più in difficoltà per cui è necessario un nuovo patto generazionale. Vogliamo essere la forza politica che dice cose che possono dar fastidio: dall’abolizione delle province (ma se ci sono le elezioni ci candidiamo!) alla privatizzazione dei servizi essenziali fino alla riforma delle pensioni». L’Udc è stato l’unico partito che ha espresso voto contrario al Ddl sul federalismo fiscale: «Abbiamo detto no nel nome del principio dell’unità nazionale: si tratta di uno spot della Lega perché ancora non si conoscono le nuove funzioni che saranno assunte dagli enti locali, né la spesa complessiva del progetto. Non ci vergogniamo se ci accusano di voler difendere il Mezzogiorno anche se, in realtà, i nostri sforzi sono volti a tutelare il paese». Altro punto toccato da Casini, quello relativo al testamento biologico: «La legge sul fine vita è migliorabile ma abbiamo votato secondo coscienza: non si può utilizzare il diritto alla vita ad intermittenza permettendo tra l’altro ai medici di denunciare i clandestini: è primitivismo politico e stupidità perché aumenterà il racket della sanità e il rischio di epidemie tra la popolazione». Non mancano le bacchettate alla Sinistra, «incapace di quelle grandi scelte che avrebbero potuto ammodernare l’Italia: se continuano così, Berlusconi governerà per i prossimi dieci anni»; e sulla Regione Calabria, «un ente male amministrato la cui gestione è bocciata dalla gente comune: ci candidiamo per dare un concreto segnale di discontinuità».
Nota a margine: Tra i vari interventi, da sottolineare quelli del segretario regionale Francesco Talarico («Basta campanilismi, basta Catanzaro contro Lamezia, costruiamo una grande area al centro della Calabria») e di Mario Tassone («Il capoluogo s’impoverisce sempre di più: mettiamo da parte i quartierismi e la rivalità inutile con le altre città calabresi».
Sembra che i recenti riconoscimenti alla città di Reggio Calabria hanno risvegliato l’amor proprio dei politici catanzaresi.
Nota a margine (2): L’Udc, col senatore Antonio Fasson, ha proposto un emendamento, poi approvato, che ha cambiato il primo comma dell'articolo 4 del ddl sul biotestamento: precedentemente, per una modifica in commissione voluta dalla maggioranza, era stabilito che le Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) «non sono obbligatorie, ma sono vincolanti». L'emendamento approvato in aula ha soppresso le parole «ma sono vincolanti» rendendo pressoché carta straccia i Dat. Che Casini!