venerdì 31 dicembre 2010

mercoledì 29 dicembre 2010

Corsi, ricorsi e Costanzo!

Antonio Corsi e Sergio Costanzo, alcuni degli ex Mastelliani approdati al Popolo della libertà, nel loro ennesimo comunicato stampa congiunto dispensano consigli a Michele Traversa.

Da catanzaroinforma.it

«Correrà assieme alle liste di centrodestra, sostenendo la candidatura a sindaco di Michele Traversa, o l'Udc deciderà di perseguire la strada autonoma, con un proprio aspirante primo cittadino?Ancora il mistero non è stato svelato anche se i colpi di scena si susseguono a ritmo serrato».
«L'ultimo, però, dovrebbe indurre l'amico Michele Traversa ad una seria riflessione circa il mantenimento di una candidatura che, se le notizie dell'ultima ora venissero confermate, avrebbe ben poche possibilità di successo. Se è vero, infatti, che l'illustre penalista catanzarese Nunzio Raimondi, costretto dalle pressanti richieste di quanti auspicano di abbattere la sua consueta ritrosia nei confronti dell'impegno politico, scendesse veramente in campo, per Traversa la vicenda si complicherebbe e non di poco .Si tratterebbe d'un vero e proprio ''tzunami' politico rispetto al quale sarebbero in molti a trovarsi in difficoltà.»
«D'altra parte la città non può, così come affermava qualche tempo fa un collega consigliere comunale, privarsi di una presenza così prestigiosa come quella dell'avvocato Raimondi né di un contributo così importante e disinteressato quale quello che il notissimo professionista potrebbe offrire alla comunità.Pensiamo alle migliaia di consensi che la candidatura Raimondi indurrebbe: da parte di tutti coloro i quali, negli anni, hanno goduto delle sue difese, dei suoi consigli disinteressati, della sua amicizia leale e spontanea».
«Penso a tutti coloro i quali hanno goduto della sua comprensione cristiana del suo conforto, dei suoi pensieri caritatevoli sempre ispirati ai precetti evangelici. D'altra parte, le frequenti visite presso le curie calabresi sono a testimonianza di sentimenti nobili e meritevoli. Insomma, sarebbe difficile, per tutti , orientare diversamente le proprie scelte: avvertirebbero l'obbligo morale di restituire all'avvocato Raimondi tutto ciò di cui egli è stato prodigo nei confronti della comunità cui appartiene.A Traversa la decisione finale, ma da amici non possiamo che dirgli … pensaci!»

L'avvocato Raimondi, dopo le botte del senatore Giancarlo Pittelli, deve incassare pure gli sfottò pubblici di Corsi & Costanzo.

Convegno digitalizzazione atti Piazza Fontana

Il giudice Guido Salvini lancia l’invito a fine convegno: «Sarebbe bello se chi ha promosso e sostenuto la digitalizzazione degli atti del processo, in occasione del quarantunesimo anniversario della strage di piazza Fontana, si recasse a Milano per consegnare simbolicamente i dvd all’Autorità giudiziaria. Sarebbe una testimonianza importante per i familiari delle vittime, darebbe una ulteriore spinta alla riapertura delle indagini, significherebbe molto per la memoria storica del nostro paese».

Ecco, è forse nella frase del magistrato che riaprì l’inchiesta sulla bomba esplosa il 12 dicembre 1969 nel centro di Milano, nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura, che può individuarsi il giusto riconoscimento allo spirito che ha animato, e anima tutt’ora, l’associazione Altracatanzaro.

È insolito ma un po’ di autocelebrazione è d’obbligo. Perché in una fase di “normale”, anche se prolungata, apatia del sodalizio, il piccolo successo celebrato venerdì dimostra la bontà e lungimiranza di chi ha lavorato immaginando di poter cambiare la città attraverso convegni, serate, iniziative e celebrazioni, che avevano quale scopo la ricerca della verità, la proposta culturale, una visione delle cose improntata sul rispetto, la tolleranza, la legalità. E pazienza se qualche volta la voglia di fare è stata scambiata per arrivismo politico; se l’atteggiamento di sincera partecipazione è stato tacciato di “snobismo”; se l’entusiasmo per i successi iniziali a volte ha lasciato il posto all’ingenua presunzione di poter fare più delle proprie possibilità.

Altracatanzaro non compariva sulle locandine della manifestazione ma venerdì, nell’aula rossa, c’era. Era presente con chi ha dato il via, nel lontano febbraio 2006, al laboratorio sociale; con chi ha pensato e sostenuto tante iniziative, ha realizzato il sito e lo ha riempito di contenuti; con chi ha partecipato a passeggiate e volantinaggi, presentato autori di libri e raccontato il senso di un film; con chi ha messo una firma per una causa ritenuta giusta, ha celebrato un targa, ha liberato un saggio o un romanzo; con chi ha presentato musicisti reggae e moderato convegni su lavoro e immigrazione. E con quelle centinaia di persone, catanzaresi e non, che hanno frequentato nel corso degli anni il forum di discussione, sparsi per i più svariati motivi, in tutte le regioni d’Italia e anche d’Europa.

Chissà cosa sarà Altracatanzaro tra qualche tempo; eppure, la digitalizzazione degli atti del processo di piazza Fontana (sfido chiunque a pensare che fosse una cosa scontata, forse non ci credevamo più neanche noi) ci deve rendere orgogliosi e soddisfatti perché dimostra una cosa: non importa quanto un compito possa sembrare ingrato e difficile: se c’è del buono e l’impegno è disinteressato, anche una associazione di una modesta città di una piccola regione può riuscire a realizzare qualcosa di grande cui può fruire un pubblico potenzialmente immenso.

Grazie a tutti; grazie, soprattutto, a quella comunità di uomini e donne che ha creduto e si è impegnata in Altracatazaro.

La serata

Sono state tante le cose dette dagli ospiti del convegno organizzato per presentare la digitalizzazione degli atti del processo di Piazza Fontana e l’importanza di tutelare la memoria storica del paese. Ha introdotto e moderato il professor Luigi La Rosa, al quale si deve la citazione più dotta riportando quanto riferiva Publio Cornelio Tacito nel periodo di tirannia di Domiziano: «Anche la memoria stessa perderemmo assieme alla voce, se fosse in nostro potere tanto il dimenticare quanto il tacere».

Quindi Daniela Palaia, presidentessa dell’associazione Diritto di difesa, coorganizzatrice dell’evento insieme al circolo Augusto Placanica, ha snocciolato i numeri: «Oltre 500 mila pagine scansionate ed archiviate in 8 dvd per raccontare la verità giudiziaria di una strage che ha provocato 17 morti ma che dopo 10 processi ha visto 0 colpevoli».

La sfida tecnica è stata raccontata, anche con l’ausilio di un video realizzato dalla società vicentina Almaviva, da Guido Caracciolo, responsabile del CISIA Calabria (Coordinamento Interdistrettuale per i Sistemi Informativi Automatizzati): dalla gara d’appalto fino al termine dei lavori con la consegna, nel febbraio del 2010, dei files dell’intero processo. «Un grazie particolare va a chi ha scansionato gli atti e non è oggi presente - ha detto, tra l’altro, il funzionario -. La digitalizzazione ha migliorato la qualità dei documenti, in particolare quelli su carta velina, i primi destinati a perdersi». Caracciolo si è poi commosso ricordando l’impegno espletato e l’articolo 98 della Costituzione (“I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione”): «Credo che abbiamo reso un gran bel servizio allo Stato e alle nuove generazioni».

Paride Leporace, attuale direttore de il Quotidiano della Basilicata, ha ricordato, invece, l’impegno profuso dall’edizione calabrese dello stesso giornale quando ne era il responsabile: «Fu una telefonata dell’amico scrittore Fabio Cuzzola a segnalare l’esito delle ricerche di una giovane studentessa di Padova, Maria Itri, che denunciava lo stato di abbandono delle carte processuali. S’innescò un movimento positivo che coinvolse storici e intellettuali, la società civile e il Corriere della sera che lanciò un appello a livello nazionale». «Abbiamo ottenuto un risultato significativo: conservare quella che definisco la Treccani delle stragi di stato – ha proseguito Leporace -. È importante perché se le stragi restano impunite, che insegnamento lasciamo alle nuove generazioni?».

Infine, Guido Salvini, il giudice a cui si deve la riapertura delle indagini a Milano, il quale ha cominciato col botto: «Avessi avuto allora l’archivio digitale a disposizione, forse i processi avrebbero avuto un esito diverso». Il magistrato ha parlato dell’utilità dell’operazione («Finite le indagini decine di studenti, studiosi, storici e giornalisti venivano al mio ufficio per poter visionare carte che, in realtà, non avevo»); ha ringraziato chi a vario titolo se ne è occupato («Bravi i magistrati Migliaccio e Ledonne che all’epoca effettuarono arresti importanti e diedero un contributo decisivo per i passaggi successivi; e un grazie particolare al cancelliere Vatrella per le copie fotostatiche concordate, allora, via telefono»); ha segnalato l’importanza del processo («Non uno qualsiasi perché rappresentava la fotografia del paese in quella determinata epoca»); ha sottolineato le verità storiche emerse dalle carte e non contestabili («La paternità politica è riconducibile senza ombra di dubbio ad Ordine nuovo con la collaborazione dei Servizi segreti deviati per favorire un golpe militare o uno stato autoritario. E un colpevole c’è: Carlo Digilio, capo della logistica, pentito e quindi con la posizione processuale prescritta»). Da ultimo, Salvini ha espresso un auspicio: «Spero che le indagini vengano riaperte perché stanno emergendo nuovi elementi e alcune persone stanno parlando; ricordo che il presidente Napolitano, lo scorso anno, disse chiaramente di continuare a cercare qualunque elemento che possa contribuire a trovare la verità».

Durante il dibattito sono intervenuti, tra gli altri, Fabio Cuzzola, che ha ricordato l’appello lanciato su Repubblica per aprire gli archivi e regolare meglio il segreto di stato, e il pubblico ministero Sandro Dolce, che ha voluto ricordare, ancora una volta, l’eccellente lavoro svolto dalla magistratura catanzarese per fare piena luce sulla strage di piazza Fontana.

Convegno digitalizzazione atti Piazza Fontana

Da sx: lo scrittore Pietro Cuzzola, il pubblico ministero Sandro Dolce e il giornalista Pietro Melia

Uno scorcio del pubblico



Il tavolo dei relatori



Il pubblico presente



Da sx: Caracciolo, Palaia, Salvini, La Rosa, Leporace



Ancora i relatori



L'intervento di Fabio Cuzzola

mercoledì 30 giugno 2010

Qualcuno ci spiega qualcosa?



Prima o poi qualcuno dovrà spiegare ai propri elettori i motivi per cui Rosario Olivo ha rassegnato le dimissioni anche perché, sino ad oggi, nessuno sembra volerlo fare. Le frizioni tra il Sindaco e la sua (ex) maggioranza hanno storia vecchia: sono iniziate pochi mesi dopo l’insediamento del primo cittadino e proseguite nel corso degli anni fino all’epilogo della scorsa settimana. Nonostante ciò, uno straccio di spiegazione, un commento approfondito, una discussione sull’accaduto l’avrebbero meritata quantomeno le migliaia di elettori che, per una serie di circostanze (si può con tranquillità affermare “inaspettate”), si sono ritrovati, per la prima volta nella storia, a governare Catanzaro. Una prospettiva che non ha impedito a Giovanni Merante, Gennaro Mellea e Giulio Elia di abbandonare gli scranni del centrosinistra per rimpolpare, nel corso della legislatura, le fila dell’opposizione; un evento che non ha convinto Francesco Granato, già assessore al Personale e al Patrimonio, che ha deciso di lasciare il Sindaco per coordinare le liste di Scopelliti e occuparsi a tempo pieno del Pdl; una possibilità che non ha sensibilizzato Valerio D’Andrea e Rosario Mancuso, la minoranza della maggioranza, che ancora oggi non si comprende chi sostengono e chi rappresentano; fino all’autosospensione dal Pd di Benedetto Cassala, uno dei più giovani consiglieri comunali, a suo dire costretto ad una scelta del genere dalle dinamiche del partito. Nessuna sorpresa, dunque, per quanto successo lunedì nell’aula rossa. Eppure, una qualche spiegazione forse era dovuta, un sia pur piccolo elemento per capire come mai di fronte l’importante prospettiva di incidere sulla storia della città, la maggioranza si è dimostrata senza nerbo e, soprattutto, senza alcuna prospettiva. Risibile la tesi, da qualcuno paventata, di un mancato coordinamento tra i consiglieri durante il voto per una pratica non “fondamentale” come la nomina dei revisori: un buon motivo per prendere atto delle proprie incapacità amministrative e rassegnare senza indugio le dimissioni. Più concreta, invece, la tesi del segnale politico lanciato al Sindaco in una difficile fase di fine legislatura con numerosi problemi sul tavolo, dagli sfollati per le frane alle periferie poco sicure, dal salvataggio del calcio a Catanzaro fino al varo della nuova giunta. Ecco perché, in un momento così delicato, sarebbe utile conoscere quale sia e perché il messaggio mandato ad Olivo. Gli elettori, almeno quelli più accorti, se non altro coloro che stanno progressivamente disertando le urne, chiedono chiarezza e trasparenza oltre ad un impegno proficuo e continuo nell’occuparsi dei problemi della collettività; i loro rappresentanti, però, sembrano non accorgersene. Resta la preoccupante sensazione di una politica ancora una volta fine a se stessa, impegnata più a risolvere le questioni personali e a trovare la giusta collocazione in vista delle prossime elezioni, piuttosto che pronta a difendere il lavoro svolto e a porre le basi per dare continuità all’azione amministrativa. La palla resta, comunque, nelle mani del primo cittadino, chissà quanto ammaliato dai numerosi attestati di solidarietà provenienti da tutte le parti: prevarrà il senso di responsabilità (oltre a una maggioranza blindata fino a fine legislatura) o la consapevolezza che una stagione è finita ed è inutile prolungarne l’agonia?


Ps. Rosario Olivo ha ritirato le dimissioni.

Povero pesce...

È possibile coniugare piacere per la buona tavola e tutela dell’ambiente? Secondo il presidente del comitato scientifico di Slow Fish, Silvio Greco, non solo è possibile ma deve essere un impegno costante e quotidiano di tutti, consumatori e venditori, produttori e ristoratori. Lo ha detto nella serata organizzata da Slow Food, condotta Università, durante la quale l’ex assessore regionale all’Ambiente ha illustrato il suo ultimo libro, “Guarda che mare. Come salvare una risorsa”, edizioni Slow Food, realizzato con Cinzia Scaffidi, filosofa e storica, direttrice del Centro Studi Slow Food. I temi affrontati sono stati diversi, dalle tipologie di pesca effettuate nei nostri mari fino ai recenti regolamenti emanati dalla Comunità europea, dalle abitudini alimentari sbagliate ai consigli per un uso corretto e sostenibile delle risorse marine. I presenti hanno seguito con curiosità e interesse le problematiche illustrate da Greco, tanto da interloquire a più riprese con l’autore, disponibile a rispondere alle domande sullo stato di salute del Mediterraneo. Ne è uscita una discussione che ha riservato alcune sorprese come l’esistenza di oltre trecentocinquanta specie commestibili nei mari d’Italia quando sulle nostre tavole se ne mangino una decina appena. Greco ha raccontato della battaglia per preservare il tonno rosso, «un pesce molto apprezzato soprattutto nel sud est asiatico, pescato e trasportato con metodi ben precisi, per cui si spendono fino a cinquecento euro per assaggiarlo nei sushi bar». Oppure, del riscaldamento delle acque, «anche di dieci centigradi, che ha provocato alcuni fenomeni significativi come lo spostamento verso nord di alcuni pesci come la ricciola o il barracuda, tipicamente meridionali; o, ancora, dell’invasione di meduse, il cui ciclo riproduttivo è stato sconvolto, per cui aumentano a dismisura: poiché occupano gli spazi lasciati liberi (ad esempio, a causa della pesca della neonata), predatrici di larve e uova di pesci, soffocano gli altri microorganismi». Non è mancato l’accenno ai pescatori, soprattutto a quelli calabresi, preoccupati per le nuove norme emanate dalla Comunità europea. Secondo Greco, «per quanto riguarda la maggiore larghezza delle maglie delle reti, non ci saranno particolari problemi perché si pescheranno pesci adulti che hanno un valore maggiore nel mercato»; diverso, invece, il discorso sulla distanza minima dei pescherecci dalla costa: «In una regione come la nostra - ha proseguito - non ha senso il limite del miglio e mezzo dalla riva perché già a poche centinaia di metri si raggiungono profondità considerevoli». Restando in Calabria, l’autore ha parlato del consumo di merluzzo, «sia lavorato come stoccafisso alla norvegese, sia come baccalà alla maniera portoghese: una pratica da modificare perché in regione c’è una biodiversità straordinaria». Rassicurazioni, invece, per quanto riguarda la mitilicoltura: «Per quanto riguarda cozze e vongole, la qualità è garantita e anzi – aggiunge il biologo nelle vesti di gastronomo – un paio di ostriche fanno meglio di una scatoletta di selenio acquistata in farmacia, ancora meglio se accompagnate da un buon vino calabrese». In effetti, il tema dell’incontro è proprio rivalutare alcune specie marine, commestibili e saporite, ma poco utilizzate nonostante siano presenti in abbondanza nei nostri mari: «alalunga e palamita, guglia imperiale e lampuga, comunque pesci con un ciclo vitale non lungo; ricordate che quando una specie si estingue non torna più e la cosa ci riguarda molto da vicino perché anche noi siamo una specie vivente».
Antonio Abbruzzino, chef e socio Slow Food, sembra aver colto in parola l’ospite della serata se è vero che il menù offerto ai partecipanti ha avuto come base il cosiddetto “pesce povero”: filetto di pesce sciabola panato agli agrumi con cipolla all’agro e salsa al gaglioppo; millefoglie di sgombro con scarola, uvetta e mandorle su crema di patate e tartufo del Pollino; ravioli di lampuga con erbette e fiori di zucca su vellutata di datterini di Sicilia; interpretazione di aguglia imperiale e dessert finale con semifreddo ai pistacchi di Bronte e nocciole su ganache al fondente. Originale, e ottimo, anche il gelato alla vaniglia con pane abbrustolito e olio dell’azienda Torchia di Tiriolo, sponsor della serata, presente con Tommaso Torchia e Lucia Talotta, la quale ha illustrato alcune caratteristiche della produzione.
In conclusione, una serata importante e ricca di spunti, a dimostrazione che si può mangiar bene tutelando l’ambiente da cui ricaviamo il cibo e privilegiando, nel caso del pesce, le specie poco considerate, per pigrizia o scarsa conoscenza, ma altrettanto buone rispetto quelle più comuni. Inoltre, abbiamo scoperto che il pane accompagnato da un ottimo olio si abbina in maniera perfetta col gelato alla vaniglia per un dessert inaspettato e originale.

domenica 13 giugno 2010

Metti una sera a cena col Carlin...


Non so cosa ci si aspetta di solito da un incontro con Carlo Petrini, storico fondatore di Slow Food, battagliero gastronomo e ambientalista convinto («Un gastronomo che non è ambientalista è uno stupido; un ambientalista che non è gastronomo è triste» ama ripetere), insignito dei più svariati encomi, oggi presidente dell’emanazione internazionale dell’associazione. Eppure, i sentimenti appaiono subito contrastanti: vuoi perché leggi che è, o meglio era, malato; vuoi perché è una persona in là con l’età ma non sembra; vuoi perché i media riescono a distorcere l’immagine di una persona: insomma, il Carlin si presenta diverso. Alto, abbastanza robusto, uno stomaco pronunciato (si dice per un virus contratto durante i viaggi per il mondo), un accento piemontese (è nato a Bra) non esattamente definibile, una parlata strascicata che si trasforma in tono possente e sicuro quando si tratta di raccontare le battaglie sostenute e quelle prossime venture. Insomma, un personaggio carismatico, socievole e loquace, con progetti chiari e con tanta voglia di realizzarli. Il tour calabrese, ospite del progetto Gutenberg, lo porta, in poche ore, all’Unical di Rende e all’Auditorium Casalinuovo di Catanzaro, con una puntata a Serrastretta per visitare la aziende che producono Castagne e Pastille e il museo dedicato alla cantante e attrice Dalida. Noi lo incontriamo all’iniziativa organizzata nel capoluogo dove parla per oltre un’ora, a braccio e in piedi, per poi rispondere alle domande degli studenti. Ecco alcuni stralci del Petrini pensiero.

Comunità Terra Madre.

«La rete delle comunità del cibo di Terra Madre lavorano senza particolari aiuti e nonostante esistano carrozzoni inutili come la FAO che garantiscono stipendi faraonici ai loro funzionari»;

«Internet ha delle potenzialità enormi: una cuoca Sami (del nord Europa) ha insegnato le proprie ricette ad un’altra che abita nelle favelas di Rio de Janeiro»;

«Bisogna rispettare i tempi e i modi dei territori e non aiutare per forza laddove non è necessario: non serve il perbenismo culturale»;

«La terza rivoluzione industriale è in atto: si tratta di coniugare energie rinnovabili e realtà agricole ma non in maniera intensiva altrimenti si provocano danni»;

«Recuperiamo la saggezza dei contadini che valorizzavano il fondo senza bisogno di sussidi calati dall’alto».

Politica.

«Occorre una nuova democrazia partecipativa applicata nel locale per non restare soli ma essere forti e protagonisti nelle scelte politiche»;

«Sono rimasto deluso dalla mia “Sinistra” sui temi come il “sì” nucleare o alla transgenia; sono annoiato dal dibattito se Sloow Food è di destra o di sinistra»;

«Con l’economia che va a rotoli, il problema principale è quello delle intercettazioni?».

Carne e pesce.

«Il consumo di carne è esagerato: occorre moderarlo perché ce n’è per tutti»;

«Per difendere i pescatori stiamo distruggendo il loro futuro: le reti a strascico stanno distruggendo l’habitat marino».

Calabria.

«Prima di chiedervi perché non siete riconosciuti fuori regione, domandatevi se i vostri prodotti sono consumati nei vostri ristoranti, ospedali, mense, case di cura: nessuno è forte nel mondo se non lo è prima a casa sua! Conquistiamo la nostra gente e poi travalichiamo i confini»;

«“Nicchia” è una parola senza senso»;

«Ho mangiato delle buonissime scilatelle al sugo; ho chiesto del formaggio e cosa mi hanno portato? Il Grana! Dopo tanti chilometri mi tocca un prodotto del nord? L’ho fatto portare via per un po’ del vostro pecorino!»;

«Quelli del Sud hanno insegnato tante cose che la protervia del Nord ha dimenticato: mantenete le vostre tradizioni».

Le frasi.

«Non c’è ingiustizia peggiore di quella che perpetriamo a chi viene dopo di noi»;

«La dicotomia è: contrazione per chi ha avuto, convergenza per i più poveri»;

«Morigeratezza, qualità alimentare, condivisione e generosità: le nuove battaglie devono essere un diritto di tutti»;

«Il diritto al buono e al bello è un diritto universale; la cultura del non sprecare e l’educazione alimentare dovranno esser vissuti come un piacere».

Concluso il dibattito all’Auditorium, Petrini ha visitato gli stand allestiti dalla Coldiretti con prodotti tipici provenienti da tutta la Calabria.

Quindi, in fila indiana verso il ristorante del socio Antonio Abbruzzino, in cui si è tenuta la cena (di cui alleghiamo il menu), a cui hanno partecipato le delegazioni di tutte le condotte calabresi.

Da segnalare l’encomiabile lavoro organizzativo della nostra condotta, che ha ricevuto a fine serata pubblici ringraziamenti sia per l’organizzazione dell’incontro conviviale sia per l’accoglienza riservata ai soci provenienti da ogni angolo della Calabria.

Durante la cena, la condotta Sloow Food Catanzaro Università ha consegnato a Carlo Petrini (che avrà ripetuto «grazie ragassi, continuate così» una decina di volte, ndr) un segnalibro in argento, raffigurante l’unica moneta coniata a Catanzaro nel 1528.

Petrini ha quindi ringraziato Antonio Abruzzino («Ci vorrà del tempo prima che capiscano la tua cucina!»), ha tenuto un breve discorso sulle prossime iniziative Slow Food e prima di concedersi per le rituali foto di rito, ha regalato ai commensali un ultima chicca: «L’orto di Michelle Obama alla Casa Bianca non produce perché la terra non è fertile ma ha un grande ritorno di immagine; sapete a chi hanno contattato per avere qualche dritta per realizzarlo?»

Derrick Morgan al Reggae Train Sun Fest 2010 di Catanzaro

ALCUNE IMMAGINI DAL REGGAE TRAIN SUN FEST 2010 AL PARCO DELLE BIODIVERSITA' DI CATANZARO

I primi concerti

Il parco si riempie.

Farerete per l'acqua pubblica.

L'arte "pulp" di Angelo Nifosì.

Parte la musica dei sound.

Birra artigianale per tutti

Arte al parco con Niko Citriniti

Giamaica? No problem!

Merchandising!

Derrick Morgan

Gran concerto

Tanta gente ...


Il pubblico per Derrick



Remo Danovi: Etica, tra cinema e realtà.




«La responsabilità delle donne che lasciano il potere agli uomini è la stessa di quelli come noi, pigri e inutili, che delegano la guida agli uomini disonesti». Parole forti quelle di Remo Danovi, avvocato e professore universitario nonché membro per diversi anni del Consiglio nazionale forense fino a diventare presidente negli anni 2000, ospite dell’ultimo caffè giuridico letterario organizzato dall’associazione “Diritto di difesa”. L’occasione è la presentazione del libro, “Processo al buio. Lezioni di etica in venti film” in cui Danovi ha utilizzato il genere del legal thriller per esaminare il rapporto tra diritto e giustizia, etica e verità. «Il libro è nato da un’osservazione pratica: utilizzavo esempi cinematografici durante le lezioni e, agli esami, se i miei studenti avevano difficoltà coi principi giuridici, ricordavano perfettamente le scene dei film», racconta il giurista milanese. L’excursus parte dagli anni Cinquanta con pellicole come “Rashomon” di Akira Kurosawa («Un omicidio raccontato da cinque persone diverse e in altrettanti modi differenti») e “La parola ai giurati” di Sidney Lumet («Il ragionevole dubbio di un giurato che progressivamente instilla negli altri la possibilità della non colpevolezza di un ragazzo nero accusato di parricidio») per analizzare il nesso tra giustizia e verità («Uno scrittore messicano sostiene che “la verità è il profumo di un mazzo di errori”; allora, per raggiungerla occorre l’impegno di tutti»). Quindi, si passa a lungometraggi come Il verdetto, in cui Paul Newman interpreta un avvocato in declino che fa di tutto per accaparrarsi i clienti, o Conflitto di classe di Michael Apted, che consente allo scrittore di descrivere l’istituto del “Discovery of documents” per cui «in America, un giudice può ordinare l’esibizione tutti i documenti utili al raggiungimento della verità, anche la corrispondenza tra il legale e il cliente: una cosa impensabile nel nostro sistema». Il filo conduttore del saggio è, comunque, l’etica e Danovi, autore del codice deontologico di categoria, si abbandona in un’appassionata arringa: «La domanda che dobbiamo porci è cosa rappresenta oggi l’etica - dice -. Considero l’avvocato colui che si dà carico delle pene e dei pensieri altrui quando sono in difficoltà. Pertanto, un valido professionista, non può pensare solo alla realizzazione personale ma deve calarsi nel contesto in cui vive e lavora». «Oggi assistiamo ad una caduta dei valori e alla dimenticanza dei principi che caratterizzano una nazione - prosegue amaro l’autore - e se colui che deve difendere il bene pubblico non lo fa, è un problema: pensate al Parlamento, e al sistema delle impronte digitale per evitare il fenomeno dei pianisti: il degrado inizia proprio lì». Quindi l’elogio al mondo femminile e la citazione di film come Il cliente con Susan Sarandon («Il bambino ha solo un dollaro e lei accetta dicendo che è il suo onorario») o Erin Brockovich con Julia Roberts («Significativa la frase “Non sono un avvocato ma capisco la differenza tra ciò che è bene e ciò che è male”»). E proprio una donna, la presidente dell’associazione Diritto di difesa, Daniela Palaia, ha introdotto l’incontro esprimendo tutta la soddisfazione per il successo di pubblico ottenuto e l’importanza dei relatori che hanno partecipato ai caffè giuridico letterari, rinviando alla prossima stagione per nuovi appuntamenti.

martedì 1 giugno 2010

Una vita da birraio

Cuanta pasiòn en la vida, cuanta pasiòn…” canta Paolo Conte con quel suo tono roco inconfondibile; eppure, se al posto del vino che “spara fulmini e barbariche orazioni che fan sentire il gusto delle alte perfezionici mettiamo una buona birra artigianale, magari prodotta dal Mastro Birraio Nicolò Loconte, non faremmo torto a nessuno. Perché dopo la visita al birrificio di Antonietta Giglio in località Giovino, unico nel suo genere in tutta la regione, ciò che rimane impresso è l’amore, la professionalità, appunto la passione di Loconte, non solo nel lavorare il malto e il lievito ma anche nel raccontare quella che definisce un’arte nata per caso. «Avevo voglia di fare qualcosa e con mia moglie iniziai a fare la birra a casa, mettendo del grano nel forno e mescolandolo col lievito: dopo i primi deludenti esperimenti, gli amici hanno cominciato ad apprezzare e a spingerci ad andare avanti e così, dai 17 litri di allora siamo passati ai mille litri a cota di oggi» dice il mastro birraio. Il quale, nel corso degli anni, ha approfondito le sue conoscenze: dal lontano periodo di soggiorno in Germania («Più bevendo che producendo» confessa) fino ai corsi di specializzazione che lo hanno portato a conoscere i vari tipi di malto («I migliori sono quelli della Boemia in Repubblica ceca e i tedeschi»), le proprietà del luppolo («Non è l’elemento base della bevanda ma un fiore selvatico che profuma, da stabilità alla schiuma, è antisettico e antibiotico, ne favorisce il gusto amaro») fino ai tipi di lievito («Liquidi o in polvere liofilizzata a seconda della successiva fermentazione»). Il viaggio continua tra macchinari moderni e di ultima generazione, un vanto per Loconte, e le varie fasi della lavorazione: non è difficile immaginarlo dietro la consolle tutto preso a miscelare, con attenzione ed esperienza, gli ingredienti e le temperature. Tra fermentazione, maturazione e raffreddamento, e con dieci, dodici ore di lavorazione giornaliera, occorrono circa quattro settimane prima dell’infustamento o dell’imbottigliamento della bevanda.

Il risultato finale è una birra artigianale mai uguale a sé stessa, un prodotto crudo e non pastorizzato dal gusto «corposo e rotondo», con colori e gradazioni alcoliche diverse in base alle richieste dei clienti. «Un prodotto di qualità destinato a chi vuole assaporare qualcosa di diverso che non si trova nei grandi supermercati o nei centri commerciali» dice orgoglioso il mastro birraio che non nasconde l’aver rifiutato offerte di un importante gruppo pur di mantenere fede al proprio credo. Una realtà sorprendente, unica nel suo genere nella nostra regione e capace di garantire lavoro a tre operai, infaticabili aiutanti di Nicolò Loconte e Antonietta Giglio.

La serata prosegue presso il ristorante “Le delizie della Cascina” di Catanzaro Lido. Il locale è raccolto e accogliente, e si nota il tocco del titolare, Tommaso Biamonte, proprietario di una enoteca e sommelier professionista: siamo letteralmente sommersi da casse di vino e confezioni di champagne, con bottiglie utilizzate come elementi di design dei tavoli. Nonostante ciò, protagonista indiscussa resta la birra, per l’occasione abbinata ad un menù del tutto particolare. E così, mentre Nicolò intrattiene gli ospiti con le sue spiegazioni (proprietà e gradazione alcolica delle bevande, tecniche si spillatura e modi di degustazione), sui tavoli fanno capolino taglieri di salumi e formaggi, zuppette di fagioli, lasagne di pane tostato alle verdure con pomodoro e odori, tagliate di radicchio alla griglia e, per finire, sospiri al limone. Inutile aggiungere che non è rimasto nulla nei piatti e i commensali, satolli e contenti, sono usciti più che soddisfatti dall’ennesimo appuntamento di successo della nuova condotta Sloow Food Università di Catanzaro.



Stabilimento


Ingresso


Malto


Mastro birraio Nicolò Loconte e partecipanti

giovedì 20 maggio 2010

L'invasione di Nostra Signora Art - Reloaded - 22 maggio 2010

«Un soffio, un portone che cade...signora Art è all’ interno delle metropoli. Un tuono, lacrime sottili che precipitano e gli invasori alzano i sensi estetici al cielo. Ella dice: “Non paventate ma entrate silenziosi e occultatevi, non è ancora l'ora”. Così, i suoi condottieri ora sono all'interno delle città, sono tra voi, sono come voi: forse uno di loro vi è al fianco mentre salite sull'autobus, forse è l'agente che vi ferma per controlli, forse è dietro di voi al supermercato mentre fate la fila per pagare. Forse è tuo figlio, o tuo marito, tua moglie, tua madre, tuo padre...Una cosa è certa: anche se fosse, anche se egli non ti mostrerà la sua vera identità, il motivo è che sta per donare qualcosa di grande al tuo quotidiano». (Phil Tes)


E' in arrivo la seconda edizione dell'invasione di Nostra Signora Art, evento che lo scorso anno ha coinvolto 21 città italiane: la creatività di 300 artisti s'impadronì delle strade urbane, catturando l'attenzione di ignari spettatori sorpresi nel loro trantran quotidiano. Arte gratuita, libera da schemi, fuori dalla logica del mercato e realizzata solo per il gusto di vedere la propria città più bella senza ledere ne sporcare.
L'arte tornerà ad invadere le strade nella notte tra il 22 e 23 maggio, questa volta allargando le sue braccia fuori confine ed oltre oceano.
Artisti argentini, svizzeri , russi, ucraini e italiani (sono le nazioni con coordinatore, mentre paesi dove non vi è il coordinatore che parteciperanno sincroni sono Francia, Inghilterra, Spagna e Germania) saranno per una notte e per la giornata seguente uniti dall'amore per l'arte e la sua forza di trasformare, uniti pur essendo lontani.
Ognuno dalla propria città, dal proprio paese collaborerà nella realizzazione di questa grande performance:Oltre 1000 artisti in una grande energia globale.
L'evento avviene senza alcun tipo di autorizzazione, ma nel pieno rispetto delle città e dei loro abitanti perché l'arte, quella vera, non imbratta, non offende, non inquina. Perché l’arte è cosa di tutti e per tutti. Perché l’arte è vita.
Cordiali saluti
Nostra Signora Art

REGGAE TRAIN SUN FEST 2010


Sarà la leggenda del reggae Derrick Morgan l'ospite che segnerà l'edizione 2010, il cui inizio è previsto per il prossimo 12 giugno. Assieme a lui band e dj nazionali e locali saliranno sul palco del Reggae Train. E poi tante reggae crew calabresi intratterranno il pubblico tra un concerto e l'altro.

Ecco il programma:

Concerti
ore18 Freedom Fighters (kr)
ore 20Quartiere Coffee (Gr)
Showcase con Gioman, Kalafi, Buzzurro Manzish e KayOne
ore 22 Derrick Morgan & Skankin' Time (JAM)
Mc Entartainer: Manu Czion
REGGAE YARD
Kissusenti Czion Mujina Ghetto Roots NewCastro Dj Snake Mods Rules Cz Mighty Soldiers
E poi spazio all'arte con la mostra "STRAPULP" a cura di Angelo Nifosì e Niko Citriniti.
Per l'angolo delle associazioni interverranno: Amnesty International sezione di Catanzaro, Terra di confine, Altracatanzaro, Sentinelle del mattino, Movimento Antrazzista Catanzaro e Amistrada.
Dopo la chiusura prevista per la mezzanotte, il Reggae train continua all'Hemingway di Catanzaro Lido (località Giovino): dancehall a ingresso libero fino all'alba con le varie crew ospiti del festival. Ospite speciale i salentini BOOMDABASH con Big e Paya, due delle più belle voci reggae italiane.

mercoledì 12 maggio 2010

Nasce Slow Food catanzaro Università: intervista al fiduciario, avvocato Giuseppe Costabile.


Si chiama Giuseppe Costabile, ha 35 anni e di professione fa l'avvocato. Niente di strano in una città come Catanzaro. Ma il nostro ha anche una sconsiderata passione per il cibo e per i vini: cosa che lo ha portato ad esser nominato, all'unanimità, fiduciario di una nuovissima condotta Slow food che, nel giro di poche settimane, ha già riscosso un inaspettato successo.
Avvocato Costabile, quanti siete e come ci si iscrive alla nuova condotta Slow Food?
«Siamo circa settanta soci e per partecipare si possono richiedere informazioni via e-mail all’indirizzo info@slowfoodcz.it oppure seguire le indicazioni sul sito internet www.slowfoodcz.it».
Descriva l'associato tipo.
«È una persona curiosa, un gastronauta che ama la ricerca e la tutela del piacere per il buon cibo. Sia chiaro, il diritto al piacere non deve essere appannaggio di pochi quanto uno stile di vita da promuovere».
In un periodo di forte crisi economica, crede che avrà successo una iniziativa del genere?
«Credo proprio di sì perché mai come oggi è importante creare una rete virtuosa di relazioni tra produttori, ristoratori, consumatori e istituzioni; un sistema rispettoso dell’ambiente e capace di mettere insieme saperi e sapori. L’obiettivo è ottenere un prezzo giusto del prodotto finale che soddisfi sia il produttore sia il fruitore.
Su cosa concentrerete l’attenzione?
«Sosterremo la creazione di gruppi di acquisto solidale, i mercati contadini affinché si riapproprino delle piazze, gli acquisti in aziende selezionate, i cibi in via di estinzione. Puntiamo, ancora, sulla salvaguardia della biodiversità agricola, sull’attività volta a favorire i processi di consumo locale, sulla valorizzazione dei prodotti di stagione».
L'enogastronomia calabrese può ambire alla ribalta nazionale?
«Il cammino è ancora lungo ma la nostra regione ha grandi potenzialità: penso, ma solo a titolo di esempio, ai vitigni autoctoni come il gaglioppo, il nerello ed il magliocco; ai prodotti caseari come il pecorino del monte Poro e ai salumi; al Moscato di Saracena, già entrato a pieno titolo nell’olimpo dei passiti italiani».
Vuole indicare qualche altra carica della nuova condotta?
«Costituiscono la” piccola Tavola”, ossia il comitato direttivo dell’associazione, Mariano Davoli con funzioni di vice-fiduciario, Nicola Fiorita con funzioni di segretario, Paola Masciari con funzioni di tesoriere, Mariano Calogero, Patrizia Costantino, Lily Focarelli e Teresa Cubello».
Quali saranno le prime iniziative?
«Con cadenza mensile, da qui sino alla fine dell’anno, abbiamo in programma giornate di approfondimento teorico e degustazione con protagonisti la birra artigianale, il pesce azzurro, il gelato artigianale, i funghi e tartufi di calabria, la carne podolica, la pasta di gragnano e i vini regionali. Stiamo, poi, organizzando la prima rassegna cinematografica dedicata a temi enogastronomici, la partecipazione al Salone internazionale del gusto di Torino e due eventi promozione di vini ed eccellenze gastronomiche italiane. Sempre, comunque, con un occhio di riguardo per la produzione locale».
Come saranno i rapporti con le altre condotte?
«Ci impegneremo a favorire rapporti di interscambio, lealtà e collaborazione, tanto più che a breve sarà istituito un strumento di governo regionale, avendo la Calabria superato i 500 iscritti».
Cosa si aspetta dalla neonata condotta?
«Entusiasmo, partecipazione, collaborazione e, naturalmente, spirito di convivialità».