News from Catanzaro, capoluogo della Calabria, provincia d'Italia, Cenerentola d'Europa, regione del mondo. Profondo Sud.
sabato 20 giugno 2009
Referendum elettorale: sì o no?
mercoledì 10 giugno 2009
Commento al voto in città
Un Pdl in salute, un Pd ridimensionato e l’Idv che conferma in città l’exploit nazionale: “Niente di nuovo sotto il sole” verrebbe da pensare snocciolando i risultati della tornata elettorale dello scorso fine settimana. Impegnati a scegliere solo chi mandare al Parlamento europeo, il primo dato che salta agli occhi è la scarsa affluenza alle urne degli elettori catanzaresi: il capoluogo è sotto di circa venti punti rispetto la media nazionale (43% a fronte del 65%), che tradotto significa 33mila votanti, ben 23mila in meno in confronto alle elezioni del 2008. I quali hanno confermato il trend emerso negli ultimi appuntamenti elettorali: il Pdl è il primo partito in città e pur perdendo qualche consenso rispetto le precedenti politiche (passa dal 44% al 39%), aumenta la forchetta rispetto al partito di Piero Amato e Agazio Loiero (il Pd raggiunge il 22%, ben 17 punti di differenza rispetto al Pdl). Un dato importante per gli azzurri del capoluogo che ambiscono non solo a riprendere la guida dell’amministrazione comunale (in pole position c’è sempre Michele Traversa), ma anche ad esprimere la candidatura a presidente della Giunta regionale (torna in auge il nome di Giancarlo Pittelli). Si afferma, quale terza forza, l’Italia dei valori di Antonio Di Pietro, un partito che è riuscito a raccogliere tanti voti dei democratici delusi e che ha scommesso, e bene, su persone come Luigi De Magistris: quest’ultimo ha ottenuto da solo circa 3.800 preferenze, il secondo più votato dopo Berlusconi fermo a quota quattromila. Tanto da far dire a Marco Travaglio come il risultato di Catanzaro sia «uno dei più bei segnali che vengono inviati alla classe politica o a quello che ne resta». Chissà come “monetizzeranno” il successo gli uomini di Idv, visto che il partito non ha mai sfondato così tanto nel capoluogo e ora può contare su un importante 17% di consensi: alla prova del governo, il rischio è ripetere l’esperienza dei Radicali che ebbero un successo enorme alle europee del 1999 e oggi non ottengono neppure un seggio a Strasburgo. Un buon risultato l’ha ottenuto, invece, la coalizione che ha visto uniti
domenica 7 giugno 2009
Ma chi me l'ha fatto fare?
Ho svolto il mio dovere di bravo cittadino alle 21 circa di sabato. Con in mano tessera elettorale e carta d’identità mi sono recato, per la tredicesima volta, alla sezione numero 10 di via Tommaso Campanella: È dal maggio del 2001 che voto nella scuola dedicata al filosofo della Città del sole. “Chissà che opera realizzerebbe ai giorni nostri” penso tra me e l'unica cosa che mi viene in mente, con scarsa ironia, è «uTopia, il paese delle veline». Noto subito che nel cortile antistante l’istituto non c’è il solito capannello di persone che in altre circostanze avrebbe controllato, annotato, salutato e suggerito. In realtà non c’è proprio nessuno! Sarà l’ora, sarà il giorno (inizio weekend!), sarà che delle elezioni europee non importa più di tanto. Mi avvicino alla porta della mia sezione, la seconda sulla destra al pianterreno, non prima di aver superato la numero 9 e quella di fronte: in tutte le stanze, la sintesi è quanto avviene nel momento in cui solco la porta: cinque persone annoiate e in attesa, le quali hanno un sussulto di felicità alla mia vista: Un elettore! Finalmente! Dopo sei ore dall’apertura dei seggi, checché se ne dica, meglio guadagnarsele quelle poche centinaia di euro destinate a scrutatori e presidenti di seggio. Ha inizio il solito rituale: aspetto che mi controllino la tessera per verificare che il Mirko Vespertini stampato sopra corrisponda al nome indicato sulla carta d’identità. Quindi prendo la mia scheda (a noi meridionali tocca quella color arancione chiaro) e mi infilo nell’urna più vicina, segno una bella ics sul partito, scrivo la bellezza di tre cognomi, richiudo accuratamente il foglio, torno dal presidente a cui consegno il tutto, conservo carta d’identità e tessera elettorale, dico “Buonasera e buon lavoro” e vado via, destinazione mare. Prima di uscire incontro un conoscente, uno dei fortunati (?) scelti, selezionati, sorteggiati (boh!) per presiedere una delle sezioni: mano destra che sorregge la testa e gomito appoggiato all’urna alla quale si abbandona con tutta la parte superiore del corpo, sguardo annoiato, nell’immobilità della stanza e dei presenti, in un misto di auto compatimento tipico del sud e desiderio di parlare con qualcuno, riesce solo a dire: «Ma chi me l’ha fatto fare?».